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Favara, la pistola dell'omicidio rubata nel 1979. Il procuratore: «Troppe armi clandestine in giro»

Seduti, da sinistra Vittorio Stingo, Salvatore Vella e Vincenzo Bulla

«Purtroppo continuiamo a registrare una incredibile disponibilità e facilità nel reperimento ed utilizzo di armi clandestine». Lo ha detto il procuratore facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella, nel corso di una conferenza stampa al Comando provinciale dei carabinieri, dove sono stati illustrati i dettagli dell’indagine lampo che ha portato all’arresto del bidello Adriano Vetro, 47 anni, reo confesso dell’omicidio del cardiologo Gaetano Alaimo, 62 anni, ucciso a colpi di pistola a Favara, nel suo studio, perché, secondo la versione dell’omicida, avrebbe tardato nel rilascio di un certificato indispensabile a Vetro per il rinnovo della patente di guida.

Vella ha aggiunto: «Il dottore Gaetano Alaimo stava semplicemente facendo il proprio mestiere, e in un contesto di difficoltà economica, e di non certo serenità da parte dell’indagato, si è registrata la tragedia».

La pistola trovata in casa di Adriano Vetro, arrestato per omicidio premeditato dai carabinieri poche ore dopo il delitto, secondo quanto è stato reso noto nell’incontro con i cronisti, è risultata essere rubata nel 1979 in provincia di Catania. Aveva anche delle munizioni nel caricatore, ma altre decine sono state trovate e sequestrate in casa di Vetro. Il presunto omicida ha riferito, durante l’interrogatorio, di avere trovato la pistola in campagna.

«Dalla Germania e dal Belgio - ha aggiunto Vella - anche la criminalità organizzata ha attinto armi da fuoco. Ma non soltanto. In questo caso, era un’arma rubata in Sicilia e quindi vi è un giro regionale. Usciti dall’emergenza di definire le indagini per questo omicidio, attenzioneremo anche questo aspetto che riguarda la detenzione e la commercializzazione di armi illecite. Perché in un contesto di difficoltà economiche e sociali - spiega il procuratore - la disponibilità di armi in mano a soggetti "normali", non alla criminalità organizzata, può portare ad episodi di questo tipo».

Con riferimento ai problemi psichiatrici evidenziati dal difensore di Vetro, l’avvocato Santo Lucia, Vella ha precisato: «Non vi sono, ad oggi, elementi documentali dai quali ricavare che Adriano Vetro fosse gravato da una qualche patologia di carattere psichiatrico. Se verrà avanzato dalla difesa e documentato potrà essere oggetto di un accertamento successivo». Intanto, i familiari del cardiologo hanno incaricato un legale, l’avvocato Giuseppe Barba, per tutelare i loro interessi e rappresentarli già nella fase delle indagini preliminari.

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