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Agrigento, il colpo gli ha tranciato l’aorta: ecco perché il palmese Roberto Di Falco non ha avuto scampo

Eseguita l'autopsia. Disposti accertamenti sui telefoni cellulari degli indagati. Alla base della lite un assegno scoperto

Il colpo di pistola partito, pare, accidentalmente gli ha tranciato l’aorta del cuore senza lasciargli scampo. È morto così Roberto Di Falco, 38 anni, commerciante di Palma di Montechiaro, ucciso nel piazzale di una rivendita di auto al Villaggio Mosè di Agrigento al termine di una discussione con un suo concorrente per un’auto pagata con assegni scoperti. A stabilirlo è stata l’autopsia eseguita dal medico legale Alberto Alongi nella camera mortuaria dell’ospedale San Giovanni di Dio. L’esperto di medicina legale, incaricato dalla Procura di eseguire l’esame autoptico, ha riscontrato sulla mano destra del palmese delle escoriazioni che appaiono dovute allo scarrellamento dell’arma.

Secondo la ricostruzione fatta dalla Procura, Lillo Zambuto, il rivenditore di auto che non avrebbe saldato il debito, dopo essersi visto puntare l’arma, una semiautomatica calibro 9, ha reagito con una tecnica di difesa personale, riuscendo a ruotare verso il trentottenne la pistola. Il procuratore capo Giovanni Di Leo e il sostituto procuratore Gaspare Bentivegna, titolare dell’inchiesta, dopo l’autopsia, hanno disposto accertamenti tecnici sui cellulari e le schede sim utilizzate dai tre indagati, Angelo Di Falco, 39 anni, fratello della vittima, Domenico Avanzato, 36 anni, e Calogero Zarbo, 40 anni, che potrebbero rivelarsi di particolare interesse investigativo per ricostruire spostamenti, messaggi e telefonate prima, durante e dopo quello che sarebbe stata una spedizione punitiva finita male.

I tre palmesi, indagati di omicidio commesso per errore, tentato omicidio e detenzione illegale di arma, attraverso i loro legali Santo Lucia e Antonio Ragusa, hanno nominato un consulente di parte. La Squadra mobile ha ricostruito l’intera dinamica dei fatti anche grazie alla pronta analisi dei video acquisiti dalle telecamere di sorveglianza della struttura commerciale. I due fratelli Di Falco, e gli altri due complici, si sono presentati nel piazzale della concessionaria e avrebbero colpito ripetutamente con pugni al volto il titolare. In quel frangente è partita la pistolettata mortale.

Inoltre, subito dopo, il fratello della vittima ha puntato l’arma in direzione di uno dei figli del venditore di macchine ed ha premuto il grilletto, ma la pistola si è inceppata. Immediatamente dopo il ferimento, Angelo Di Falco ed uno dei complici hanno provveduto al trasporto all’ospedale di Agrigento del ferito che, a causa della grave lesione riportata, è deceduto intorno alle 18 all’interno del pronto soccorso.

Il movente dell’aggressione ha avuto origine da alcuni debiti che il titolare della concessionaria aveva contratto nei confronti dei due fratelli, pure loro titolari di analoga attività commerciale nel territorio di Palma di Montechiaro, derivanti dalla compravendita di automobili usate e in parte pagati con un assegno da 5 mila euro risultato scoperto.

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