Diciassette rose bianche, tante quanto l’età della ragazza che nel maggio del 2017 si è suicidata, sono state depositate alla Rupe Atenea di Agrigento, luogo da cui si è lanciata nel vuoto. La commemorazione è stata organizzata dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Agrigento. Presenti diversi cittadini, le compagne di scuola della ragazza e una delegazione del liceo scientifico Leonardo frequentato dalla ragazza.
«Rendiamo omaggio - afferma il vicepresidente dell'Ordine, Piero Luparello - alla memoria di una ragazza che non ha avuto la possibilità di vivere in un contesto sociale fatto di amore, dedizione al prossimo, condivisione di valori . La nostra società, oggi, va verso l’egoismo, la sopraffazione e la violenza e chi non riesce a portare dentro un peso così grande, talvolta compie delle scelte estreme che possono essere evitate se nel contesto sociale c'è la possibilità di aiutare le persone a superare drammi di questo genere. La ragazza non ce l’ha fatta. Portava un peso più grande di lei. Ricordiamola come vittima di una società fatta di violenza e soprusi, nella speranza che il futuro possa riservarci aspettative migliori».
La ragazza due anni prima della tragedia era stata vittima di una violenza sessuale di gruppo che è stata filmata con i telefoni cellulari. I pm della procura di Palermo Luisa Bettioli e Giulia Amodeo hanno fatto notificare, nei giorni scorsi, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di due ventisettenni. Altri due, all’epoca dei fatti minorenni, risultano indagati dalla procura dei minori di Palermo.
«Esorto tutti - ha detto il sindaco di Agrigento, Franco Micciché, durante la commemorazione alla Rupe Atenea - a usare meno i telefonini, i social, a sognare di più perché i sogni spesso si avverano. Basta crederci. Ed esorto il legislatore a formulare leggi e pene più dure perché questi reati sembra siano in aumento».
«Un angelo vittima della società, la peggiore che possa esserci, ne ha pagato le conseguenze - ha aggiunto - il tesoriere dell’Ordine dei medici, Gino Cacciatore, - . Oggi ricordiamo quanto accaduto con la speranza che fatti di questo genere, che hanno segnato non poco la nostra comunità, non abbiano più a verificarsi».
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