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L'esplosione di Ravanusa, iniziano tra le polemiche le verifiche sulle case

Dopo la tragedia si pensa alla riqualificazione. Inizieranno venerdì prossimo, 10 giugno, infatti, i sopralluoghi dei tecnici nominati dalle famiglie che sono state sgomberate dalle loro abitazioni dopo l’esplosione dell’11 dicembre scorso in via Trilussa a Ravanusa. Il sopralluogo verrà effettuato da esperti in ingegneria sismica e strutturisti che dovranno, dunque, verificare la tenuta statica degli immobili che rientrano nell’area del quartiere Mastro Dominici.

La commissione inizierà da via delle Scuole. Gli esperti di parte nominati dalle otto famiglie ritengono che le loro case non debbano essere rase al suolo e che, anzi, potrebbero essere recuperate. A seguire il caso l’avvocato Silvia Sazio. Secondo i ricorrenti, è possibile rientrare a casa, in quanto le loro abitazioni non hanno subito danni strutturali. I proprietari delle abitazioni che sorgono nella zona dello scoppio hanno parlato «di ignobile ostruzionismo» per imporre un progetto che non è condiviso da chi ha case che seppure danneggiate hanno retto all’esplosione. «Il sindaco – hanno aggiunto - insegue un progetto che comporterà l’abbattimento di case integre per scopi discutibili. Non tiene conto delle reali esigenze di tutti, sia di coloro che hanno perso una casa, sia di chi una casa ce l’ha ancora, nonostante tutto, e non vuole perderla». Hanno anche chiesto la revoca della delibera numero 30 del 2021 firmata dal sindaco D’Angelo, che prevede l’evacuazione di quelle abitazioni. La presidente dell’associazione «10 Come Noi», Emanuela Miceli, parla  «ingiustificato ostruzionismo che nasconde il timore di una verità sull’integrità statica degli immobili interessati dall’esplosione che, qualora accertata, potrebbe fare naufragare il progetto soprannominato "Caterpillar", che costituisce anche un danno per l’erario dello Stato».

I tecnici del Comune potrebbero «salvare» quelle case soltanto qualora venissero presentati i certificati di regolarità statica, agibilità e abitabilità. Incartamenti che i proprietari delle case non danneggiate non riescono ad avere perché quegli immobili si trovano in zona R4, ad alto rischio idrogeologico già dal 1908. Le case da ricostruire sono 50 e gli sfollati, dopo la tragedia di via Trilussa, che uccise 9 persone (10 con il piccolo Samuele che è rimasto nel grembo della mamma), sono 130. Tutti sono stati sistemati in case in affitto per le quali il Comune pagherà 72 mila euro l’anno. Insomma il muro contro muro continua.

 

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