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La strage di Ravanusa, la procura: «Non è stato possibile scoprire chi ha saldato i tubi del gas»

I numerosi testimoni interrogati dalla procura di Agrigento, nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di Ravanusa, «hanno riferito di aver richiesto in più occasioni l’intervento di Italgas in ragione di ritenute fughe di gas (percepite attraverso il tipico odore della sostanza odorigena in soluzione nel gas metano diffuso nella rete), tuttavia in nessuna occasione sono emerse criticità simili a quella che ha dato origine all’evento disastroso e in ogni caso si è sempre trattato di interventi effettuati in zone diverse da quella in cui si è verificata la rottura della tubazione». Sono le conclusioni a cui è giunto il procuratore reggente di Agrigento, Salvatore Vella, il quale è pronto a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti di due tecnici ritenuti e responsabili e l'archiviazione per altri dieci indagati.

Secondo Vella, «l'unico intervento effettuato sul tratto di strada interessato riguardava lavori relativi alla rete elettrica e non alla rete gas». Ecco perché escono di scena (salvo una decisione diversa da parte del gip in caso di opposizione alla richiesta di archiviazione da parte dei familiari delle vittime) i primi indagati dell’inchiesta. L’esplosione, in via Trilussa, a Ravanusa, l’11 dicembre del 2021 provocò nove morti, compresa una giovane donna che avrebbe partorito dopo pochi giorni.

Nei giorni successivi all’esplosione la procura di Agrigento aveva notificato 10 avvisi di garanzia ai vertici di «Italgas Reti», sia regionali sia nazionali. Un atto «dovuto» proprio in vista degli accertamenti, che sono stati eseguiti in contraddittorio fra le parti e si sono conclusi solo negli ultimi giorni del 2022.La società, nel garantire «massima collaborazione», aveva formato un collegio difensivo composto dagli avvocati Mario Zanchetti e Nadia Alecci del foro di Milano, Massimiliano Foschini del foro di Roma e Daniela Posante del foro di Agrigento.

Le responsabilità della fuga di gas sarebbero da ricondurre a un difetto nella saldatura nel raccordo. «Non è stato possibile - fa sapere il procuratore Salvatore Vella con una nota - appurare chi materialmente abbia eseguito la saldatura e nemmeno identificare i direttori tecnici di cantiere».

La Italgas, spiegano il procuratore, «è la società allo stato incaricata della gestione della rete di gas metano del comune di Ravanusa, in seguito a fusione per incorporazione, nel 2008, della Siciliana Gas spa (precedente gestore della medesima rete). Dal complesso degli elementi probatori acquisiti e dalle risultanze degli accertamenti tecnici compiuti - sottolinea Vella - non sono emersi elementi sulla base dei quali sostenere, con ragionevole certezza, una qualche responsabilità penale, anche a solo titolo di colpa, in capo ai responsabili, dirigenti o ai tecnici della Italgas».

Il procuratore aggiunge: «Non vi sono elementi dai quali ricavare che gli uomini o le strutture della Italgas potessero ad alcun titolo essere al corrente del fatto che il raccordo ad «S» di via Trilussa in Ravanusa presentasse i descritti problemi tecnici relativi alla posa ed esecuzione e che necessitasse, quindi, di particolari verifiche o accertamenti. Tale mancata consapevolezza, inoltre, non appare riconducibile ad alcuna condotta negligente, imprudente o imperita attribuibile agli odierni indagati». Secondo Vella «è stato accertato come le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuate negli ultimi tre anni dalla società corrispondano a quanto previsto dalla normativa vigente. Inoltre, le complesse indagini svolte hanno consentito di accertare che, in via Trilussa, non si è mai verificato alcun fatto che poteva porre in allarme il personale della Italgas, come ad esempio precedenti fuoriuscite di gas o segni di cedimento».

Gli accertamenti della procura si sono poi concentrati sulla presenza e la relativa quantità del cosiddetto «odorigeno»: si tratta di una sostanza chimica che, per motivi di sicurezza, viene inserita nel gas - di per sé inodore - al fine di essere avvertita in caso di fughe in modo da potere dare l’allarme. «L'analisi della documentazione - sottolinea ancora il procuratore reggente - ha consentito di accertare che la quantità di odorigeno presente nell’impianto di odorizzazione della rete gas di Ravanusa al momento del disastro e nei periodi precedenti è sempre stata regolare, oltre le soglie di guardia».

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