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Strage di Ravanusa nata «dalle carenze nella posa dei tubi»: per due tecnici sarà chiesto il processo

Sono un responsabile dell’impresa incaricata dell’esecuzione materiale dei lavori e il firmatario del collaudo del Comune. Per altri dieci indagati sarà proposta l'archiviazione

L’esplosione di via Trilussa, a Ravanusa, che l’11 dicembre del 2021 provocò nove morti, fra cui una giovane donna che avrebbe partorito dopo pochi giorni, sarebbe avvenuta «a causa delle gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura del tratto di tubazione del gas». In sostanza le opere di raccordo delle due condotte, eseguite fra il 1985 e il 1988, sono state eseguite in maniera maldestra.

Il procuratore reggente di Agrigento, Salvatore Vella, tira le somme dell’inchiesta sulla strage e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti di due tecnici che vengono individuati come responsabili. Si tratta del responsabile tecnico dell’impresa A.Mi.Ca. Srl, «incaricata dalla committente Siciliana Gas S.p.A. dell’esecuzione materiale dei lavori» e il firmatario del collaudo tecnico-amministrativo del Comune di Ravanusa, nonché direttore dei lavori e firmatario della relazione finale sui lavori. Nei loro confronti vengono ipotizzati i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro.

Con l’avviso di conclusione delle indagini i difensori avranno 20 giorni a disposizione per visionare gli atti e articolare una prima strategia processuale. Per gli altri dieci indagati - responsabili di Italgas - è stata chiesta l’archiviazione. La richiesta è stata notificata ai familiari delle vittime che potranno presentare un’opposizione e chiedere al gip di non chiudere il caso.

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