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Tre morti in un naufragio al largo di Lampedusa, tra le vittime anche un neonato

I migranti soccorsi al largo di Lampedusa

Un adulto e un neonato di circa un anno e il cadavere di una donna sono stati recuperati, dopo un naufragio registratosi a 38 miglia dalla costa di Lampedusa, dalle motovedette della Guardia costiera.
Rianimato un altro neonato che è stato salvato appena in tempo. Sono 30 i migranti salvati dai militari della Guardia costiera che stanno per arrivare al molo Favarolo dove la macchina dei soccorsi è già schierata. Il cadavere di una donna è stato recuperato da uno dei due pescherecci tunisini che si sono occupati dei soccorsi dei migranti finiti in acqua, a circa 38 miglia da Lampedusa, dopo che il barchino  sul quale viaggiavano si è ribaltato ed è affondato. Salgono a quindi a tre le vittime del naufragio registratosi in tarda mattinata. Prima erano stati recuperati i cadaveri di un uomo adulto e di un bambino di 1 anno.

Avviata un’inchiesta della Procura

La Procura di Agrigento, con l’aggiunto Salvatore Vella, ha aperto un fascicolo d’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. I 30 migranti, salvati dalla Capitaneria di porto a 38 miglia dalla costa, stanno per arrivare nel molo Favarolo.
Tutti i superstiti verranno, come sempre avviene in casi di questo genere, ascoltati per provare a ricostruire cosa sia accaduto durante il viaggio e come e perché il bambino di un anno e l’adulto siano finiti in mare e annegati. Si cercherà anche di identificare gli scafisti.

Sbarcati in 307 Lampedusa, emergenza hotspot

Sette sbarchi nella notte a Lampedusa dove sono approdati in tutto 307 migranti. I primi tre approdi hanno portato sull’isola 163 persone e all’alba, su 4 barconi, sono arrivati in 144. I soccorsi sono stati portati a termine da Guardia di finanza e Guardia costiera. I migranti sono originari di Congo, Costa d’Avorio, Mali, Nigeria, Gambia, Camerun e Burkina Faso. Situazione di totale emergenza all’hotspot dell’isola dove ci sono 1.300 ospiti a fronte di 390 posti disponibili. La Prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento, con i traghetti di linea della mattina e della sera per Porto Empedocle, di 180 persone: 100 partiranno in mattinata e 80 in serata.

Il barchino partito da Sfax

Era partito da Sfax, in Tunisia, il barchino - con a bordo 37 persone - che è naufragato a circa 38 miglia dalla costa di Lampedusa. Aumentano - per come era stato già evidenziato, nei giorni scorsi, dal procuratore capo di Agrigento, facente funzioni, Salvatore Vella - le imbarcazioni in metallo, con motore fuoribordo, costruiti in lamiera e neanche verniciati.
Natanti che hanno una grandissima instabilità. La Procura, con un un focus sui continui cambiamenti delle partenze dalla Tunisia, ha scoperto questi dettagli sulla navigabilità che mettono a rischio la vita di chi parte dal nordafrica.

«I trafficanti di essere umani tunisini nascono come pescatori che si sono riconvertiti a un business criminale e, in genere, - spiega Salvatore Vella - hanno un atteggiamento di grande rispetto nei confronti dei loro connazionali. Il fatto che, a bordo di questi barchini in metallo, non vi siano tunisini, ma sono quasi ed esclusivamente subsahariani ci porta a pensare che questa modalità di navigazione sia estremamente pericolosa e quindi, probabilmente, meno cara e per questo, a bordo di queste imbarcazioni, vi sono soltanto subsahariani che, purtroppo, sono persone che, in genere, non sanno nuotare. Quando questi barchini si capovolgono e affondano velocemente, essendo in metallo, causano la morte di quasi tutti coloro che erano a bordo, se non c’è un intervento immediato di natanti impegnati in operazioni di salvataggio».

Il sindaco: Piantedosi venga a Lampedusa, serve una legge speciale

«Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, venga a Lampedusa e stia almeno 24 ore con me. Forse così si renderà conto dell’enormità del problema e proporrà al Governo Meloni delle soluzioni serie e concrete».
Lo ha detto il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, dopo l’ennesimo naufragio davanti alle coste dell’isola.
Appena ieri mattina, nelle acque antistanti Cala Uccello, è stato recuperato il cadavere di un immigrato che è stato poi portato alla camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana.

«Siamo in guerra che molti ignorano o fanno finta di ignorare. Serve una legge speciale per Lampedusa che aiuti concretamente a gestire questo fenomeno che ha ricadute sulla gestione del territorio, e quindi sull’amministrazione comunale. Serve una task force pronta ad occuparsi di tutti gli aspetti connessi ai soccorsi e alla macchina dell’accoglienza: il ministro Piantedosi venga di persona, venga a vedere». L’ha detto, in merito all’ultimo naufragio registratosi a 38 miglia dalla costa, il sindaco delle Pelagie Filippo Mannino.
«Spero che il Governo Meloni si ravvedi e nel milleproroghe conceda al nostro Comune gli aiuti promessi. Con questi ritmi, con questi numeri da capogiro anche in pieno inverno, non so - ha sottolineato Mannino - fino a quando riusciremo a fronteggiare tutto ciò».

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