Medici e infermieri, ancora sconvolti per l’omicidio del cardiologo di Favara Gaetano Alaimo che è stato freddato nel suo poliambulatorio il 19 novembre, scenderanno in piazza per dire «basta». E lo faranno, indossando i loro camici, questo pomeriggio, sabato 10 dicembre.
La manifestazione è stata promossa dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Agrigento. Hanno aderito gli ordini professionali di veterinari, biologi, psicologi, farmacisti, degli infermieri, ma anche il comitato della Croce rossa italiana e la confraternita Misericordia di Favara. Il corteo si snoderà da piazza Pirandello fino alla sede dell’Asp. Uno soltanto il principio ispiratore della marcia: «Non siamo eroi. E non siamo colpevoli».
«Il fenomeno delle aggressioni ai medici e, più in generale, al personale sanitario è allarmante. In questo contesto si scontrano due parti della stessa medaglia: il paziente, che ha il diritto ad essere curato, e il medico, al quale spetta il dovere di curare. L’organizzazione sanitaria dipende dallo Stato che decide e sceglie l’offerta del servizio sanitario». Lo ha detto, a poche ore dalla marcia di medici ed infermieri, Santo Pitruzzella, presidente Omceo Agrigento.
«Cosa stressa il paziente determinando le principali cause delle aggressioni? La lunga attesa nei pronto soccorso, le liste di attesa per una visita specialistica o un’indagine strumentale e questo avviene a causa del numero insufficiente di personale - ha spiegato Pitruzzella - Nei pronto soccorso i medici sono pochissimi perché in pochi scelgono la borsa di studio in Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza. Occorre, quindi, incentivare economicamente i sanitari, principalmente i medici delle aree di emergenza, raddoppiando gli stipendi. Il Governo tace e non dice che il re è nudo. E allora lo diciamo noi». «La difficoltà che in questo momento si registra nel dare un servizio ottimale - ha dichiarato Luigi Burruano, presidente della commissione albo Odontoiatri - con delle prestazioni celeri e nei tempi programmati, vede la causa non tanto in una non disponibilità da parte dei medici o del libero professionista, ma da una oggettiva sofferenza dei servizi, delle strutture, dell’intera organizzazione sanitaria. Anche noi medici odontoiatri chiediamo alla gente di non dimenticare che il medico è dalla parte del malato - ha concluso Burruano - . Pensare che la causa di un disservizio sia da attribuire al medico tanto da arrivare a generare atti di violenza non è assolutamente giustificabile».
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