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Barchino si ribalta, neonata dispersa. Il sindaco di Lampedusa: è la strage degli innocenti

E il parroco dell'isola: siano arrabbiati e disarmati

Barchino in mare in una foto d'archivio

Un barchino di sei metri si è ribaltato vicino all’isolotto di Lampione, mentre si avvicinava la motovedetta G 128 della Guardia di Finanza di Lampedusa che si apprestava a effettuare un nuovo soccorso.
Settanta migranti, finiti in acqua, sono stati messi in salvo dai soccorritori. Una coppia, una volta sull’unità di soccorso, ha riferito che la figlia, di poche settimane, che viaggiava con loro, era scomparsa fra le acque. Sono in corso le ricerche. Il natante, partito da Sfax, in Tunisia, è affondato.

Il barchino, con a bordo 72 persone, si sarebbe ribaltato perché, alla vista dell’unità di soccorso delle Fiamme Gialle, tutti i migranti si sarebbero spostati su un lato.
In mare, nei pressi di Lampione, sono finiti 39 uomini, 25 donne e 8 minori originari di Sierra Leone, Guinea, Nigeria, Ghana e Mali.
Tutti sono stati recuperati e issati a bordo della motovedetta della Guardia di Finanza. Sarebbe dispersa invece una neonata di appena due settimane. È allarme, e corsa contro il tempo, nelle acque antistanti a Lampedusa dove tutte le motovedette disponibili si stanno occupando di scandagliare il tratto di mare dove il barchino di 6 metri è colato a picco.

«È la strage degli innocenti. Un’ennesima tragedia annunciata mentre l’Europa rimane immobile. Adesso basta, non è possibile assistere inermi a tutto questo. Sono bambini, neonati, non è possibile».
Lo ha detto, incredulo e sotto choc, il sindaco di Lampedusa Filippo Mannino.
Appena ieri, subito dopo l’incendio sul barchino che ha ucciso due piccoli di 10 mesi e 1 anno, il primo cittadino, che governa Lampedusa e Linosa da 100 giorni, aveva chiesto al presidente della Commissione europea di andare nell’isola per assistere con i propri occhi a tutto quello che succede. Poco più di 24 ore dopo, l’ennesimo dramma.
«Basta, lo ripeto, basta - ha aggiunto Mannino -. Sono dei bambini, degli innocenti. Piccolissimi che devono essere aiutati e non fatti morire nel Mediterraneo».

«Nessuno dovrebbe assistere o vedere cose del genere. Siamo disarmarti, delusi, tristi, arrabbiati. Sentimenti che non si riescono neanche a decifrare, c’è tanta amarezza. Come ci si può abituare a tragedie di questo genere? Viene voglia di spaccare tutto».
L’ha detto don Carmelo Rizzo, parroco di Lampedusa da un anno e un mese, commentando la tragedia dei due piccini morti carbonizzati ieri mattina e della neonata dispersa oggi davanti all’isolotto di Lampione.
«L’attenzione del mondo è, al momento, concentrata sulla situazione politica. Ma come si fa ad assistere inermi alla strage degli innocenti? Una cosa è sentirle in tv o leggerle queste notizie, magari si prova un pò di compassione, di tenerezza, ma poi tutto passa; un’altra cosa è invece viverle queste situazioni - ha aggiunto il sacerdote - . Ieri, quando i militari della Guardia costiera, rodati soccorritori, mi hanno detto dei piccini morti carbonizzati avevano le lacrime agli occhi. Durante la messa ho chiesto ai lampedusani di pregare per i piccoli di 10 mesi e 1 anno e, in tanti, piangevano. Qua non ci si abitua mai, non è possibile farlo, a queste tragedie».

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