Sono stati identificati i responsabili del danneggiamento della Scala dei Turchi. Sono entrambi di Favara e sono stati denunciati. Le autorità hanno fornito le iniziali: D.Q. e F.G. Il primo sarebbe Domenico Quaranta, con precedenti come attentati a Milano, alla Valle dei Templi e alla marna di Punta Bianca. Il che dimostra che non è stata una ragazzata. Anche il secondo denunciato, del resto, è già noto alle forze dell'ordine: si tratterebbe di Francesco Geraci. La procura della Repubblica di Agrigento indaga sin dal momento in cui è stato scoperto il sito celebre in tutto il mondo imbrattato con una sostanza rossa nella notte fra venerdì e sabato. Poi alcuni volontari hanno ripulito la scogliera.
Chi sono i responsabili del danneggiamento
«Uno dei due - rivela il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio - ha diversi precedenti giudiziari e di polizia, fra i quali un attentato alla metropolitana di Milano e un altro alla Valle dei Templi di Agrigento». Attentati commessi quasi vent'anni fa (2001 e 2002), dopo una presunta conversione all’Islam in carcere. Per quello di Milano fu anche arrestato. Recente invece (2020) l’altra azione di danneggiamento, quella ai danni della marna di Punta Bianca. Lo stesso, in passato è stato sottoposto a misura di prevenzione e di recente è stata rigettata, da parte del tribunale di Palermo, un'analoga richiesta. Al momento è sottoposto al divieto di avvicinamento ad Agrigento disposto dalla questura. Il profilo è quello di Quaranta. Il suo complice sarebbe invece Francesco Geraci.
Le indagini
In un primo momento l’inchiesta era a carico di ignoti. Nel frattempo, i carabinieri hanno acquisito le immagini del sistema di video-sorveglianza della zona e iniziato tutti gli accertamenti sulla vendita del prodotto usato per l’imbrattamento, dove sarebbe stato comprato e hanno analizzato tutti gli elementi utili che in pochi giorni hanno portato all'individuazione degli autori. Dai primi accertamenti da parte dei tecnici della Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento era emerso che per colorare la marna fosse stata utilizzata polvere di ossido di ferro.
Per il procuratore Patronaggio "si tratta di un atteggiamento di generica e vaga contestazione nei confronti del sistema e delle Forze dell’ordine, come è dato scorgere sulle pagine dei social" di uno dei denunciati dai carabinieri di Agrigento. "Come prove a carico dei due denunciati - spiega il procuratore di Agrigento - i militari dell’Arma hanno addotto le immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza dei luoghi e l'esito delle disposte perquisizioni domiciliari. Il materiale probatorio raccolto deve essere ora valutato dal pm procedente e successivamente dal giudice competente, ferma restante la presunzione di innocenza per entrambi gli indagati".
Le immagini e il furgone
I filmati della videosorveglianza hanno permesso di accertare che un furgone è giunto di sera alla Scala dei Turchi. Dal mezzo sono scese due persone trascinando dei sacchi che contenevano polvere di ossido di ferro. I carabinieri sono riusciti ad acquisire il numero di targa del furgone e i sospetti si sono concentrati su un uomo già noto per danneggiamenti simili. Il furgone è stato trovato a Favara e al suo interno sono state trovate polvere di ossido di ferro. Successive perquisizioni hanno consentito di ritrovare, in magazzini ispezionati, guanti sporchi della stessa polvere e altre prove. Le due persone identificate sono state deferite alla Procura di Agrigento per quello che gli investigatori ritengono sia stato "un puro atto vandalico".
Il danneggiamento e il sito ripulito
Il danneggiamento è avvenuto lo scorso 8 gennaio mentre l'indomani operai del Comune di Realmonte, volontari e cittadini hanno ripulito la Scala dei Turchi dallo sfregio. Un gesto di straordinario civismo che era stato esaltato anche dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in uno dei suoi ultimi messaggi.
Non è il primo caso di danneggiamento di beni naturalisti. Nell’estate scorsa, altra vernice rossa era stata versata sulla marna di Punta Bianca e la scogliera venne pulita dai volontari del gruppo “Porto San Leone”.
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