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Bancarotta fraudolenta: misure cautelari per 13 imprenditori ad Agrigento

Gdf

Tredici misure cautelari sono state emesse dal gip nei confronti di alcuni appartenenti al gruppo imprenditoriale "Pelonero". Fra gli arrestati, una commercialista con studio ad Agrigento ritenuta la "mente finanziaria" dell’associazione. Complessivamente 22 le persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta.

L'operazione denominata "Malebranche" ha visto impegnati oltre cento finanzieri di Agrigento. Disposti anche perquisizioni e sequestri. Le società coinvolte nelle indagini sono 12 e fanno capo al gruppo Pelonero: negozi al minuto e all’ingrosso per la vendita di casalinghi, giocattoli, calzature.

Ai domiciliari, fra gli altri, sono finiti i fratelli Gioacchino e Diego Sferrazza con i rispettivi nuclei familiari. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni immobili, mobili registrati, conti correnti e altri rapporti finanziari Fra il 2013 e 2016 gli indagati avrebbero causato un danno erariale di oltre 5 milioni di euro, mentre l’attivo sottratto ai creditori ammonterebbe a più di 4milioni e mezzo.

"E' Ia seconda più grossa operazione anti-bancarotta dopo quella sul crack del gruppo Burgio": lo ha detto il procuratore Luigi Patronaggio commentando i particolari dell’operazione.

Dalle indagini è emerso che dodici società erano in mano alla stessa famiglia, che con la regia di una commercialista, venivano progressivamente svuotate dei beni che transitavano da un’impresa all’altra dopo avere accumulato un ottimo volume di affari. Creditori, fornitori ed erario "in questo modo restavano senza un centesimo. Poi si ripartiva con un’altra azienda intestata a familiari prestanome e così via".

L’ordinanza cautelare, eseguita dalla Guardia di finanza, è stata firmata dal gip Luisa Turco su richiesta del procuratore e dei sostituti Alessandra Russo e Paola Vetro. Il principale indagato, il cosiddetto "promotore dell’associazione", è Gioacchino Sferrazza, ex presidente dell’Akragas, che nel 2009 fece parlare di sè dedicando la vittoria della sua squadra al boss di Palma, Nicola Ribisi. Insieme a lui sono finiti ai domiciliari, fra gli altri, anche il padre Gaetano, la moglie Maria Teresa Cani, i figli Fabiana e Gaetano, il fratello Diego con la moglie Giovanna Lalicata e i figli Gaetano e Clelia.

Arresti domiciliari pure per la commercialista Graziella Falzone: sarebbe stata lei, secondo gli investigatori, a trovare le soluzioni tecniche per svuotare le aziende e fare sparire milioni di euro".

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