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Mafia, politica e massoneria: otto rinvii a giudizio a Licata

Sono otto i rinvii a giudizio e dieci gli imputati che scelgono la strada del rito abbreviato. È l'esito dell’udienza preliminare scaturita dalla doppia inchiesta «Halycon» e «Assedio», che ha disarticolato la nuova famiglia mafiosa di Licata. Il clan avrebbe pure stretto un accordo con la politica e la massoneria deviata per portare avanti i propri interessi economici e personali.

Attori principali della vicenda sono il boss Angelo Occhipinti, 65 anni, Giuseppe Scozzari, ex consigliere comunale, nonchè geometra dell’ufficio tecnico dell’ospedale di Licata, e il funzionario della Regione Lucio Lutri. Il processo di Scozzari procede separatamente perché la sua posizione è stata stralciata.

Più rilevante la posizione di Lutri invece, che «grazie alle rete relazionale a sua disposizione quale Maestro venerabile della loggia massonica Pensiero ed Azione» di Palermo, avrebbe «acquisito e veicolato agli appartenenti alla famiglia mafiosa informazioni riservate circa l’esistenza di attività di indagine a loro carico» e sarebbe intervenuto per favori di altra natura che avrebbero rafforzato l’organizzazione criminale.

L’associazione mafiosa, con il ruolo di «promotore e organizzatore», è contestata ad Angelo Occhipinti, inteso «Piscimoddu», e Giovanni Lauria, 79 anni, detto «Il professore».

Tra i presunti partecipi, invece: Giovanni Mugnos, 54 anni; Giacomo Casa, 66 anni; Vito Lauria, 50 anni; il farmacista Angelo Lauria, 56 anni; Raimondo Semprevivo, 48 anni; Gabriele Spiteri, 47 anni; Vincenzo Spiteri, 53 anni; Antonino Cusumano, 44 anni; Angelo Bellavia, 65 anni; Vincenzo Bellavia, 34 anni; Angelo Graci, 33 anni; Giuseppe Galanti, 62 anni, tutti di Licata e Giuseppe Puleri, 41 anni di Campobello di Licata.

Sono accusati di favoreggiamento aggravato, invece: Antonino Massaro, 61 anni di Licata, e Marco Massaro, 36 anni di Licata, entrambi elettrauti; il titolare della ditta che si è occupata delle demolizioni degli immobili abusivi a Licata: Salvatore Patriarca, 42 anni di Vittoria e Alberto Riccobene, 53 anni di Palma di Montechiaro. Il gup di Palermo, Claudia Rosini, nel pomeriggio, ha disposto il rinvio a giudizio di Angelo Bellavia, Cusumano, Giovanni Lauria, Antonino Massaro, Patriarca, Riccobene, Gabriele Spiteri e Vincenzo Spiteri.

La prima udienza del dibattimento, davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, è in programma il 15 ottobre.

Sono due le posizioni stralciate per differenti ragioni. La prima è quella di Vincenzo Bellavia, che aveva chiesto di essere interrogato e per un disguido non si è provveduto. Gli atti, quindi, tornano in Procura. Per Marco Massaro è stato, invece, eccepito un difetto di notifica.

I difensori degli altri dieci imputati (fanno parte del collegio, fra gli altri, gli avvocati Angela Porcello, Giovanni Castronovo, Santo Lucia, Chiara Proietto, Lillo Fiorello e Angelo Balsamo) hanno chiesto il giudizio abbreviato: questo troncone processuale continuerà il 19 ottobre con la requisitoria del pm.

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