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Naufragio, nell'hotspot di Lampedusa i superstiti: "Hanno la morte negli occhi"

I cadaveri delle migranti sul molo a Lampedusa

Donne e bambini ingoiati dal mare. Sono una ventina i dispersi del naufragio di Lampedusa, così come raccontato dai 22 superstiti.

Dopo lo stop di ieri sera per le pessime condizioni del mare, ripartono le ricerche, sebbene anche oggi ci sia un forte vento di maestrale e continui a piovere. Sono tredici le vittime accertate, tutte donne, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi.

Sarebbero 4 i minori dispersi e non otto come era emerso in un primo momento. Lo avrebbero accertato gli inquirenti dopo aver ascoltato diversi sopravvissuti della strage, sottolineando che all'appello mancherebbero il piccolo di 8 mesi che viaggiava con la mamma, un altro bimbo di 2 anni e due ragazze adolescenti.

Secondo il racconto di chi era a bordo, dalla Tunisia sarebbero partiti in 52: 38 subsahariani provenienti da Costa d'Avorio, Guinea e Camerun, saliti sul barcone in Libia, e 14 tunisini, che invece si sono imbarcati a Sfax. All'appello mancherebbero dunque 17 migranti e tra loro, secondo quanto avrebbero accertato gli inquirenti, ci sarebbe anche lo scafista.

Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella e gli uomini della squadra mobile stanno continuando a sentire i sopravvissuti per ricostruire ulteriormente la dinamica del naufragio e, soprattutto, di individuare in Tunisia e Libia gli eventuali complici di chi ha organizzato la traversata.

Agli atti dell'indagine ci sono anche le immagini girate dai migranti a bordo del barcone prima che avvenisse la tragedia: foto e video dai quali emergerebbe che al momento della partenza le condizioni del mare erano buone.

Per i 22 superstiti, intanto, è stata la prima notte all'hotspot di Lampedusa. I migranti sopravvissuti sono stati ascoltati per tutta la giornata di ieri dagli uomini della Squadra mobile e hanno raccontato di essere partiti dalla Libia e, dopo uno stop in Tunisia, hanno raggiunto la Sicilia.

Ma a poche miglia da Lampedusa la barca, di una decina di metri, proprio poco dopo l'arrivo della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, si è capovolta e le persone sono cadute in mare.

Drammatici i racconti gli uomini della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza di Lampedusa: "Quando li abbiamo tirati fuori dall'acqua avevano la morte negli occhi, nessuno di loro sapeva nuotare, è stato un miracolo riuscire a salvarli".
Quando è scattato l'allarme, attorno alla mezzanotte dopo la telefonata dei migranti alla centrale operativa di Palermo, da Lampedusa è partita una motovedetta della Guardia Costiera classe 300, mentre in mare c'era già un'imbarcazione della Gdf nell'ambito dei servizi di pattugliamento che abitualmente vengono svolti per intercettare eventuali barchini. Ed è stata proprio la motovedetta della Guardia Costiera ad individuare il barcone con a bordo i migranti. "Appena siamo arrivati - raccontano i soccorritori - il barchino era sovraccarico, inclinato da un lato. Ed imbarcava acqua".

Sia l'imbarcazione della Guardia Costiera sia quella della Gdf si sono avvicinate, con quest'ultima che è rimasta un po' più distante. Ma il barcone si è capovolto prima ancora che i soccorritori potessero raggiungerlo. "E' successo tutto in un attimo, c'erano delle condizioni di mare proibitive. E' stato un capovolgimento repentino - racconta uno di loro - non c'è stato neanche il tempo di riprenderli, in molti non sapevano nuotare e sono andati giù immediatamente".

Uno degli uomini della Guardia Costiera si è anche tuffato, per salvare quante più persone possibili e alla fine 18 migranti sono stati recuperati dalla Guardia Costiera e 4 dalla Gdf, due uomini e due donne. "Si sono aggrappati ai salvagente in preda alla disperazione. Avevano la morte negli occhi. E quando finalmente li abbiamo tirati fuori dall'acqua - dicono ancora i soccorritori - tremavano di paura, infreddoliti e disperati. Nessuno riusciva a dire nulla".

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