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Mafia a Licata, convalidato l'arresto del funzionario regionale massone

Il gip di Palermo, Maria Cristina Sala, ha sciolto la riserva convalidando il fermo e la misura cautelare in carcere per Lucio Lutri, il funzionario del dipartimento regionale all’Energia, finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Lutri era stato Lutri è stato arrestato dal Ros nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo assieme ad altri soggetti accusati di mafia e ritenuti appartenenti alla cosca di Licata.

Analoga decisione è stata presa dal gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha convalidato il fermo di cinque dei sette indagati dell’operazione antimafia Halycon. Per tutti è stata disposta la custodia cautelare in carcere e la trasmissione degli atti alla Dda di Palermo competente per materia. Si tratta di: Giacomo Casa, Angelo Lauria, Giovanni Lauria, Vito Lauria e Giovanni Mugnos. Sono accusati di aver gestito la famiglia mafiosa di Licata.

Ieri per il sessantenne funzionario si è svolto l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip. Lutri era assistito dall’avvocato Salvino Pantuso. Secondo l’accusa Lutri - che è stato maestro venerabile della loggia «Pensiero e azione» di Palermo - «ha sistematicamente messo a disposizione della consorteria mafiosa la privilegiata rete di rapporti intrattenuti con altri massoni professionisti ed esponenti delle istituzioni». Nel corso delle perquisizioni eseguite nell’abitazione e nell’ufficio regionale sono stati sequestrati documenti e hard disk contenenti listi di nomi - «diverse centinaia» - su cui ora si concentrano le attività di indagine.

Le indagini della Dda di Palermo - guidata da Francesco Lo Voi - sono coordinate dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Claudio Camilleri, Alessia Sinatra e Calogero Ferrara.

 

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