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Lampedusa, scalzi e con vestiti leggerissimi 50 bambini: hanno da pochi mesi fino a 5 anni

Sul molo commerciale di Lampedusa sono sbarcati a piedi nudi. E così sono rimasti anche all’interno dell’hotspot. Indossano dei vestiti leggerissimi, primaverili o estivi, e non hanno alcun ricambio. Sono una cinquantina, di età compresa da pochi mesi a 4 o 5 anni, i bambini che si trovano fra padiglioni e piazzale del centro di primissima accoglienza. Piccoli che hanno quel poco che gli operatori della struttura sono riusciti a mettere a disposizione. Mancano le scarpe, ma anche le tute o qualunque tipo d’abbigliamento che consenta loro di stare al caldo.

«La sera c'è freddo, spesso anche vento - raccontano alcuni operatori dell’hotspot - . I più piccoli vengono sistemati, assieme ai genitori, dentro i padiglioni. Ma in una struttura che può ospitare al massimo 400 persone, quando si arriva a poco meno di 2.500 o anche 1.600 come in questo momento capita che siano gli stessi genitori a mettersi all’esterno, sotto gli alberi. La notte - sospira un operatore - fa freddo nel vallone...». Eppure le tre suore che danno assistenza ai migranti che sbarcano al molo Favarolo, una decina di giorni addietro, avevano portato scarpe, anche per i più piccini. «Ha chiuso un negozio di calzature e siamo state noi stesse a portare tutte le scarpe disponibili. E c'erano tantissime calzature per bambini. È vero che l’andirivieni di migranti ha avuto numeri esponenziali, ma sono già finite?», si chiede suor Maria Ausilia, dell’ordine Salesiano, che da tre anni opera a Lampedusa.

La suora da venerdì, si prende cura anche di una ragazza tunisina che è in stato di choc al Poliambulatorio. Nessuna sa come si chiama, hanno capito solo che ha 17 anni e che, nel nubifragio in acque Sar Maltesi, ha perso due fratelli di 7 e 27 anni. «Parla solo francese e nessuno di noi lo conosce. Non s'è fatto vivo neanche un mediatore culturale - racconta suora Maria Ausilia - . È una ragazza bellissima e visibilmente provata, non fa altro che piangere ed urlare. Oggi, per la prima volta, sono riuscita a farle mangiare qualcosa. Abbiamo capito che è stata circa quattro ore in acqua, in attesa dei soccorsi, vedendo scomparire i fratelli».

Otto le salme recuperate dopo il doppio naufragio, sei delle quali sono di uomini. «I cadaveri sono stati portati alla camera mortuaria, in attesa dell’ispezione cadaverica. Non è stato possibile verificare se fra quelle salme vi fosse il fratello più grande della 17enne - spiega suora Maria Ausilia - . Proverò a capire se è possibile che la ragazza faccia un riconoscimento».

La religiosa, originaria di Cammarata, in provincia di Agrigento, chiede allo Stato «che venga fatta accoglienza vera. Quello che sta accadendo in questi giorni non l'avevo mai visto prima. E da quello che sentiamo in merito a quanto sta avvenendo in Tunisia, sarà sempre peggio. E allora che si intervenga, i nostri rappresentanti istituzionali facciano degli accordi con le autorità tunisine, si istituiscano dei canali umanitari».

Settanta dei migranti ospiti all’hotspot di Lampedusa sono stati trasferiti a Cagliari con un aereo militare. A disporlo è stata la prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale. Nella struttura di primissima accoglienza restano, al momento, 1.541 ospiti, a fronte di poco meno di 400 posti disponibili.

Revocato inoltre lo sciopero degli operatori dell’hotspot di Lampedusa. In prefettura, nei giorni scorsi, s'è tenuto un incontro per trovare una soluzione alla vertenza che vede i dipendenti della cooperativa Badia Grande non ricevere le spettanze da tempo. L’opera di mediazione compiuta dal prefetto vicario Massimo Signorelli e dal capo di Gabinetto Elisa Vaccaro ha portato i vertici della cooperativa Badia Grande, in presenza dei rappresentanti della Cst Uil di Agrigento, a impegnarsi a pagare le spettanze arretrate entro Pasqua. Lo sciopero è stato così revocato.

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