Burocrazia lenta, appalti al palo. È lo schema che ha illustrato ieri Renato Schifani evidenziando le sue perplessità sugli uffici e sulla dirigenza regionale.
Il presidente ha citato il caso di un no indirizzato all’Enel per uno degli impianti più grandi e importanti che dovrebbero sorgere in Sicilia: il rigassificatore di Porto Empedocle. «L'Enel era titolare di una concessione e ha chiesto la proroga delle autorizzazioni c'erano delle autorizzazioni. Mi sono dato da fare per capire. Ho chiesto due volte, poi ho interpellato il dipartimento Energia. Ieri ho ricevuto un appunto a firma del direttore anche se lui non c'entra perché è in quel ruolo da quindici giorni. Sono due pagine di osservazioni in cui si spiegano i motivi della non concedibilità della proroga e anzi si sottolinea che ci vuole una norma nazionale. Questa è la burocrazia».
Il presidente non nasconde l’irritazione: «Un passaggio della nota che ho ricevuto su Enel mi ha fatto preoccupare. Il dirigente scrive con un approccio dialetticamente sbagliato che «la società ha rappresentato, a suo dire...». A suo dire? Di che parliamo? Di un bandito? È quasi un prendere le distanze. Questo denota un atteggiamento della burocrazia che io cercherò di cambiare».
Il presidente ha poi allargato la sua analisi sulla lentezza della burocrazia: «Ero abituato a un modello di burocrazia, come quello dei ministeri o del Parlamento nazionale, più snello, più decisionista e più veloce nell'assunzione di responsabilità. Il ministro inoltre può esercitare il controllo in modo più efficace. Alla Regione mi trovo in una situazione differente, devo segnare in agenda le indicazioni che do per capire se poi hanno avuto l'avvio. Ci sono provvedimenti lasciati a lambire, gli input che do si scontrano con l'indecisionismo o col rimandare le decisioni ad altri, con la logica <io ho le carte apposto».
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