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Sciacca, in arrivo 160 mila euro per la nascita del museo regionale

Il soprintendente ai Beni Culturali Michele Benfari davanti al complesso monumentale Santa Margherita

Arrivano 160 mila euro di risorse regionali per accelerare l’iter finalizzato alla realizzazione, a Sciacca, di un museo regionale. Lo prevede un emendamento alla finanziaria, a firma della deputata Margherita La Rocca Ruvolo.

«Queste risorse, per quanto esigue - spiega La Rocca Ruvolo - permetteranno di sbloccare l’iter per il trasferimento del complesso monumentale Santa Margherita di Sciacca dall’Asp di Agrigento al patrimonio della Regione che per la musealizzazione ha già stanziato 7 milioni di euro. Un emendamento che abbiamo seguito passo passo affinché arrivasse in porto con questa finanziaria. Nessun regalo alla città di Sciacca, dunque, da parte dell’onorevole Matteo Mangiacavallo, visto che il suo emendamento era di 150 mila euro e che, inoltre, le proposte di modifica alla finanziaria sono state tutte ripresentate e inserite in un maxi emendamento».

Mangiacavallo poche ore prima aveva annunciato l’approvazione dell’emendamento aggiungendo: «Si sblocca definitivamente il trasferimento del complesso monumentale Santa Margherita di Sciacca dall’Asp di Agrigento al patrimonio della Regione Siciliana. È un passaggio fondamentale verso la musealizzazione dell’immobile. Questo museo è un piccolo regalo che volevo lasciare alla città di Sciacca dopo dieci anni di attività parlamentare». Guarda al futuro Museo Regionale di Sciacca il soprintendente ai Beni culturali di Agrigento, Michele Benfari, il quale da tempo fa notare come qui potranno trovare spazio esposizioni di tipo diverso: dall’archeologia del territorio (grazie alla collezione Veneroso) ad una pinacoteca con un vasto elenco di opere di pittori e scultori locali celebri in tutta Italia (Mariano Rossi, Giovanni Portaluni, Michele Blasco, Gaspare Testone, Francesco Laurana). Primo Veneroso per anni si è battuto per la ristrutturazione del complesso monumentale Santa Margherita che avrebbe dovuto ospitare la collezione. I reperti, datati tra il terzo e il secondo millennio avanti cristo e provenienti per lo più dalla montagna del «Nadore», sono stati all’attenzione del «College de France», del Centro nazionale di ricerca scientifica francese e della scuola francese di Roma, interessati soprattutto ai pezzi della tarda età del rame e alla prima età del ferro. Della collezione Veneroso fanno parte anche i bicchieri campaniformi, antichi reperti in ceramica diffusi già più di quattromila anni fa nelle aree che oggi compongono i confini dell’Unione Europea.

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