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Sciacca, l'ex grillino Mangiacavallo è il candidato sindaco del centrodestra

Il deputato all’Ars Matteo Mangiacavallo sarà il candidato a sindaco di Sciacca per il centrodestra. La decisione è stata ufficializzata nelle ultime ore. A sostenerlo saranno Fratelli d’Italia, Diventerà Bellissima, Forza Italia, Udc e Mpa. Mangiacavallo è alla fine del secondo mandato consecutivo di parlamentare a Sala d’Ercole, eletto entrambe le volte nelle fila del Movimento 5 Stelle. Gruppo da lui abbandonato per aderire ad «Attiva Sicilia», il progetto nato per volontà di un gruppo di dissidenti grillini capeggiati da Sergio Tancredi.  Più recentemente Mangiacavallo si è collocato in Diventerà Bellissima, il soggetto politico che fa capo al presidente della Regione Nello Musumeci. Da qui l’idea di una sua discesa in campo per la carica di primo cittadino di Sciacca, comune reduce da 5 anni a guida Pd con la sindaca uscente Francesca Valenti che ha deciso di non ripresentarsi. «Mi candido per amore nei confronti della mia città», ha dichiarato oggi Mangiacavallo. «Io - ha aggiunto - mi sento un valore aggiunto per il centro destra, così come considero i partiti del centro destra un valore aggiunto per la mia candidatura». In merito all’approdo della sua parabola, dal Movimento 5 Stelle alla nuova collocazione politica, Mangiacavallo è chiaro: «Io traditore? No, credo che a tradire gli ideali sia stato piuttosto il Movimento, diventato una autentica ‘spallà del Partito Democratico. Ecco perché me ne sono andato».

Mangiacavallo è il secondo candidato ufficiale alla carica di sindaco di Sciacca alle elezioni amministrative del 12 giugno. Prima di lui aveva annunciato la sua discesa in campo Ignazio Messina, già sindaco negli anni Novanta poi parlamentare a Montecitorio e tuttora segretario nazionale di Italia dei Valori. Come Mangiacavallo, anche Messina sarà sostenuto da 5 liste, tutte civiche, di estrazione sia di centro destra, sia di centro sinistra. Il Pd potrebbe puntare sull’avvocato Salvatore Mannino, figlio di Pasquale (parlamentare all’Ars tra il ‘91 e il ‘96) nipote di Lillo, più volte ministro democristiano.

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