C’è aria tesa nel partito democratico agrigentino. Ad «alzare» la voce sono una sessantina di amministratori tutti della provincia di Agrigento che, senza mezzi termini chiedono: il commissariamento con una figura terza, capace di ascoltare le ragioni di tutti, di ridare dignità e ruolo ai circoli e di avviare un confronto di rinnovamento vero, nel rispetto dei valori fondanti del partito democratico.
Nella nota diffusa dai firmatari gli stessi avvertono: «Non parteciperemo a congressi snaturati. Il riferimento è a congressi che dovrebbero eleggere prima le segreterie cittadine e poi la segreteria provinciale. Una investitura dall’alto - si legge nella lettera inviata dagli amministratori al segretario nazionale e quello regionale - che non tiene conto di centinaia di militanti che in questi anni, tra mille difficoltà, hanno creduto, e continuano a credere, nel Partito democratico. Militanti mortificati da un commissario le cui scelte sono state mirate a far “quadrare” i numeri, al fine di dare una veste democratica ad un congresso che in realtà non lo è.
Un tesseramento che ha escluso la partecipazione delle democratiche e dei democratici della provincia, con regole modulate ad uso e consumo di una parte, annullando il ruolo dei dirigenti locali. Alle sollecitazioni di confronto sui contenuti e sulla politica sono arrivate risposte di mediazione inaccoglibili.
Nella nota si fa riferimento al fallimento ad Agrigento e Ribera, dove , si legge testualmente “abbiamo assistito a operazioni che di fatto hanno favorito il centro destra, annullando la presenza del partito nelle istituzioni locali». Per queste e altre ragioni - concludo nella nota diffusa da Giovanna Iacono - non parteciperemo a un congresso segnato, che non si fondi sul confronto delle idee e sui temi aperti alle problematiche del territorio.
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