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Il Pd dice addio al sindaco di Favara: chieste le dimissioni

Il partito chiude l’esperienza a supporto di Manganella, che intanto cerca di allargare la sua maggioranza ricorrendo all’opposizione per il numero legale

Com’è strana la politica a Favara. Mentre il sindaco Rosario Manganella è impegnato nell’allargamento della sua maggioranza che, con 12 consiglieri su 30, non ha la forza di approvare alcun atto se non ricorrendo alla disponibilità dell’opposizione (ma solo per garantire il numero legale in aula consiliare), ieri mattina Carmelo Vitello, segretario cittadino del Partito Democratico, di cui il sindaco è un tesserato, dopo avere riunito la stampa, ha formalmente comunicato che l’attuale esperienza del governo locale va chiusa. L’azione amministrativa di Manganella, secondo il Pd, avrebbe deragliato essendo uscita dal binario proposto dal partito. Si profila, dunque, un autunno caldo dopo la caldissima estate delle tasse, elevate tutte al massimo livello per mettere a posto i conti del Comune non considerando l’enorme edificato urbano, frutto di una scriteriata politica del mattone degli anni Settanta e Ottanta, con tanta gente che oggi viene considerata ricca possedendo beni immobili che però non può commercializzare e su cui dovrà pagare aliquote salatissime in termini di Imu e Tasi. E tutto ciò senza che nel dibattito parlamentare nazionale (dove Favara è presente con due deputati) si siano fatti rilievi in tal senso.

Il segretario del Pd Vitello, confortato dalla presenza dei componenti del direttivo Luigi Sferrazza, Carmelo Palumbo Piccionello, Fabio Lupo, Giuseppe Alba, Lillo Castronovo, Carmela Avenia, ha più volte ripetuto le parole pronunciate nel corso dell’ultimo venerdì santo dall’arciprete don Giuseppe D’Oriente: «Favara rimane una città stanca, ferma e sofferente».

Ecco allora, secondo il direttivo del Partito Democratico (composto da 40 elementi), la necessità di cambiare marcia partendo dalle dimissioni del sindaco che in tal modo spianerebbero il terreno a nuove elezioni e a un nuovo percorso che il partito di Renzi avrebbe già tracciato preferendo il confronto con la gente, le parti sociali, le associazioni. Resta da chiarire se Manganella rimarrà un tesserato del Pd e se i due consiglieri comunali (Castronovo e Caramazza), che in questi primi tre anni di legislatura sono stati molto vicini al sindaco, seguiranno le direttive del partito o resteranno sulle loro posizioni.

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