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Per venti ex lavoratori delle miniere di Realmonte pensione rinviata per un errore commesso 34 anni fa

Furono assunti dalla Cosau, cooperativa dell'indotto Italkali. Si occupavano delle pulizie, al momento dell'inquadramento non fu precisato che l'attività veniva svolta nel sottosuolo

Un errore commesso 34 anni fa costringe una ventina di lavoratori a rinviare di alcuni anni l’entrata in pensione. E per di più la causa giudiziaria attivata per risolvere la vertenza è stata fissata per il mese di giugno del 2025.

In tempi in cui la Finanziaria nazionale sta rendendo sempre più difficile l’uscita anticipata dal lavoro, la vertenza degli ex operai della Cosau ha una valenza amplificata. La Cosau era una cooperativa che ha lavorato per il colosso Italkali. Nel 1989 assunse una ventina di operai che lavoravano nelle miniere di sale di Realmonte (nella foto) ma che per un errore furono inquadrati come personale per attività di pulizie e non di pulizie nel sottosuolo. Il dettaglio non è di poco conto. Nel secondo caso si ha diritto a una integrazione dell’assegno pensionistico ma soprattutto all’uscita anticipata dal lavoro dopo 15 anni.

Scoperto solo nel 2019 l’errore iniziale, questi operai hanno chiesto all’Inps la rettifica del loro inquadramento. L’Istituto nazionale di previdenza ha accolto in parte la richiesta riconoscendo il lavoro usurante ma non in modo retroattivo. Dunque, i 15 anni per andare in pensione scatterebbero dal 2019. A questo punto gli operai della Cosau hanno portato in tribunale l’Inps e la stessa Italkali (che pure si era impegnata a versare l’adeguamento contributivo per recuperare l’errore). E tuttavia in primo grado il giudice del lavoro di Agrigento qualche mese fa ha riconosciuto che il lavoro usurante è stato svolto fin dal 1989 ma poi - segnala l’avvocato Giuseppe Marino a cui gli operai si sono affidati - in un’altra parte della sentenza ha condannato l’Italkali a versare l’adeguamento contributivo non dal 1989 ma dalla data di presentazione della domanda, cioè dal 2019.

«In questo modo - rileva ancora l’avvocato Marino - viene negato a questi lavoratori il diritto di essere collocati in pensione usufruendo del beneficio concesso da una legge del 1995. In più una circolare della stessa Inps del 2021 ha dettato indicazioni generali da cui si evince palesemente il diritto all’integrazione contributiva a causa dell’inesatto inquadramento iniziale da parte del datore di lavoro». La vertenza potrà essere risolta però solo in sede di appello. Il ricorso contro la sentenza di primo grado è stato da poco depositato ma la sentenza non è dietro l’angolo. La prima udienza, a Palermo, è fissata per il mese di giugno del 2025.

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