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Sciacca, dalla bassa marea un brutto colpo: insabbiati i tesori custoditi dal mare

Lillo Santangelo accanto alla Rocca Regina, nell’area portuale di Sciacca

«La bassa marea delle ultime settimane ha insabbiato ulteriormente i reperti che si trovano nel sito di Coda della Volpe, adesso saranno almeno cinque metri sotto la sabbia e il recupero appare sempre più difficile anche se noi ci proveremo attraverso un’altra campagna di scavo».

È quanto afferma Lillo Santangelo, a capo della sezione di Sciacca dei Gruppi Archeologici Subacquei, impegnato, da alcuni giorni, in una serie di sopralluoghi, dalla spiaggia e dall’area portuale, a Coda della Volpe fino alla Rocca Regina, in piena area portuale. Nella zona si trova il sito dal quale sono stati prelevati importanti reperti molti dei quali si trovano al Museo del Mare «Tusa» di Sciacca. «Tanti scogli sono venuti fuori, la bassa marea – dice Lillo Santangelo - sta interessando la zona del sito. Rocca Sant’Elmo e gli scogli vicini sono fuori acqua. Al momento non sarebbe possibile effettuare una campagna di scavo anche perché la visibilità è zero. Con l’insabbiamento ulteriore non è possibile recuperare i cinque cannoni che io ho fotografato nel lontano1994: tre smeriglio, un cannone e una bombarda. Visto il movimento di sabbia non sappiamo a che punto sono arrivati e quanti metri sotto la sabbia. Bisognerebbe scavare almeno a cinque metri di profondità. Ritengo, comunque, che in futuro – aggiunge Lillo Santangelo - un tentativo per recuperarli verrà fatto».

Il complesso monumentale Fazello ospita quasi tutti i cannoni, in ferro e in bronzo, che sono stati prelevati durante le campagne di scavi nel sito di Coda della Volpe e altri reperti, complessivamente circa 250, messi a disposizione dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento. Tutti i reperti esposti al Fazello provengono dal Museo del Mare di contrada Muciare, invaso da acqua e fango durante il nubifragio del 25 novembre 2016.

La San Julian, sulla quale si trovava l’armamento recuperato a Coda della Volpe, era una nave commerciale, che trasportava grano prelevato proprio a Sciacca. Aveva un imponente armamento per difendersi dalla pirateria. Il primo intervento nel sito di Coda della Volpe è stato effettuato nel maggio del 1991, con il ritrovamento del primo smeriglio, ad avancarica, in bronzo. Nel 1992 è stato prelevato un mezzo falcone in bronzo e fino a questo momento si pensava a dei cannoni finiti in mare. Nel 1994 è stato trovato il cannone con la salamandra, la bastarda, e il mezzo falcone in bronzo a torciglione. Poi, nel 2007, tutta la minuteria, come chiodi, piombo. Nel 2008 altri cannoni in bronzo. Nel 2014, invece, palle di cannone in ferro e tanto altro, anche elementi della cucina. Tutto questo grazie ai sub guidati da Lillo Santangelo. Da allora non ci sono stati altri interventi nel sito, ma Lillo Santangelo, che opera sempre a stretto contatto con la Soprintendenza del Mare, per anni guidata da Sebastiano Tusa, in futuro vuole procedere con un’altra campagna. «Non adesso, ma in futuro vogliamo provarci a tirare fuori anche gli altri reperti», dice Santangelo. Non c’è stata una campagna di scavi nel sito di Coda della Volpe con recupero di cannoni e di altri importanti reperti dalla nave da guerra francese naufragata nel XVI secolo alla quale Sebastiano Tusa non abbia garantito la propria presenza. Prima la polisportiva Hippocampus e poi i Gruppi Archeologici d’Italia avevano in Tusa un punto di riferimento.

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