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Porto Empedocle, Casa Pirandello affidata per 25 giorni a privati: è polemica

La Casa di Pirandello

È polemica per l’affidamento a una società privata del servizio di custodia e vigilanza della Casa di Pirandello, a Porto Empedocle. A criticare la scelta dell’assessorato ai Beni culturali, e della Soprintendenza di Agrigento, è il sindacato Cobas/Codir che, in una nota, comunica che si rivolgerà al Capo dello Stato e al ministero della Cultura «per violazione di norme costituzionali e di norme di settore in materia di tutela e vigilanza, in uno dei più prestigiosi siti della cultura regionale».

Affidata alla CoopCulture di Venezia

La gestione è stata affidata a CoopCulture, una società con sede a Venezia che opera in 15 regioni d'Italia e che in Sicilia gestisce anche l'Orto Botanico, il museo Salinas e la Zisa a Palermo, il chiostro di Monreale e la valle dei templi di Segesta.

Il sindacato, che rappresenta la maggior parte dei dipendenti sindacalizzati della Regione siciliana, però, contesta l’affidamento del servizio nella Casa di Pirandello per 25 giorni (dal 10 dicembre al 4 gennaio) alla società CoopCulture e il contestuale spostamento dei custodi dipendenti regionali (15 in organico) in altri siti «anche se è stato mantenuto il servizio solo nell’orario notturno», dice Michele D’Amico, responsabile regionale del Cobas/Codir per le politiche dei beni culturali. «È paradossale e incredibile come gli artefici di questa brutta storia, che segna un precedente pericolosissimo nell’ambito della gestione del sistema dei beni culturali regionali - dicono Michele D’Amico e Simone Romano, coordinatore regionale del Cupas/Codir - Stiano dando spazio a una società privata finanziandola con risorse pubbliche per attività che l’amministrazione pubblica regionale deve svolgere obbligatoriamente con il personale di ruolo». «In tutto questo assistiamo a un silenzio assordante di un assessore, incomprensibilmente assente, dinanzi a cotanta scellerata gestione, anche di risorse pubbliche, palesemente contro ogni previsione normativa». «Avevamo dato all’assessore - concludono - due giorni di tempo affinché si prodigasse per ripristinare lo stato di legittimità avvertendo che, perdurando l’attuale situazione, non avremmo esitato a relazionare al presidente della Repubblica e al ministro della Cultura su quanto sta accadendo, in violazione di norme costituzionali e di norme di settore in materia di tutela e vigilanza. A ciò si aggiunga il presunto danno erariale che si potrebbe consumare e che, nell’esercizio del nostro ruolo, stiamo valutando di segnalare anche alle Autorità competenti».

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