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Agrigento, torna libero e continua a perseguitare un'imprenditrice: per il giudice «il sistema ha fallito»

Salvatore Russotto era stato scarcerato perché ritenuto incapace di intendere. È tornato nel locale della donna, distruggendo arredi, lampadari e vetrata, per poi devastarle anche l'auto. Ora è finito di nuovo in cella

Il Palazzo di giustizia di Agrigento

«Il caso di specie è indicativo del fallimento dell’attuale sistema delle misure di sicurezza che ha voluto la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari». Il magistrato di sorveglianza di Agrigento, Walter Carlisi, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta della procura di applicare una misura di sicurezza per 2 anni al ventottenne Salvatore Russotto, arrestato lo scorso luglio per stalking ai danni di un’imprenditrice, «sbotta» e aggiunge: «Non si può nascondere - scrive nel provvedimento - che l’unica speranza sia la permanenza della custodia in carcere disposta nell’ambito di un altro procedimento».

Nell’altro procedimento, per cui è finito in carcere e in cui, per il momento, è ritenuto «capace di intendere e volere», è accusato ancora di stalking e sempre ai danni della stessa donna. Dopo essere tornato libero per vizio di mente ed essere stato collocato in una comunità, avrebbe ripreso a perseguitare un’imprenditrice che, la scorsa estate, aveva deciso di rendere pubblica la sua esperienza.

La donna, titolare di un locale della movida, ha denunciato di essere vittima di nuovi atti persecutori da parte del giovane che, per fatti uguali, dopo tre anni di carcere, era tornato in libertà perché ritenuto incapace di intendere e volere. La donna sarebbe stata tempestata di messaggi e telefonate da parte del giovane che era uscito indenne dal precedente processo per stalking. Dopo le nuove denunce, il gip aveva disposto nei suoi confronti il divieto di avvicinamento con l’applicazione del braccialetto elettronico ma la sua reazione sarebbe stata delle peggiori: poche ore dopo la notifica sarebbe andato nel locale della donna distruggendo arredi, lampadari e vetrata. Poi sarebbe andato a casa dell’imprenditrice per devastarle la vettura posteggiata in strada lasciando, in segno di sfida, una «firma» del tutto particolare ovvero l’ordinanza cautelare appena notificata. Provvedimento che, nel giro di poche ore, è stato aggravato e ha portato al suo ritorno in carcere, dove si trova tuttora. Il gip, su richiesta del suo legale, Monica Malogioglio, ha disposto una perizia per fare luce sulle sue condizioni psichiatriche.

Intanto, il magistrato di sorveglianza Walter Carlisi, pronunciandosi sulla richiesta della procura nel primo procedimento, ha disposto la misura di sicurezza più rigida «in considerazione della elevata pericolosità sociale», che avrebbe continuato a manifestare anche in carcere, dove ha ricevuto anche alcuni richiami disciplinari. In caso di cessazione della custodia in carcere, infatti, sarà ricoverato per due anni in una Rems, struttura che ha sostituito i cosiddetti «manicomi» nell’esecuzione delle misure di sicurezza, su cui Carlisi, nel provvedimento, esprime un giudizio negativo. «Rimangono - scrive -, per come non sufficientemente realizzate e non sufficientemente organizzate, un acronimo privo di sostanza che, per fatto notorio, non trova applicazione proprio nei confronti dei soggetti più pericolosi, con la motivazione della carenza di posti».

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