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Mafia, il patto Cosa nostra-Stidda: chieste 10 condanne ad Agrigento

Le dinamiche dell'alleanza, emerse nell’ambito dell’operazione «Condor», sono state descritte dal pubblico ministero della Dda di Palermo, Claudio Camilleri

I carabinieri in azione durante l'operazione Condor

Cosa nostra e Stidda a braccetto grazie a un accordo fra i loro associati più rappresentativi che ha consentito di superare le antiche ruggini e stringere una sorta di alleanza operativa: le dinamiche, emerse nell’ambito dell’operazione «Condor», sono state descritte dal pubblico ministero della Dda di Palermo, Claudio Camilleri che ha chiesto 10 condanne. Venti anni di reclusione sono stati proposti per il palmese Nicola Ribisi, 43 anni, di Palma, ritenuto il nuovo capo della famiglia del suo paese, che in passato ha scontato una precedente condanna per mafia e Giuseppe Chiazza, 51 anni, di Canicattì. Ecco le altre richieste: Domenico Lombardo (12 anni); Luigi Montana (4 anni); Giuseppe Sicilia (10 anni); Luigi Pitruzzella (8 anni); Baldo Carapezza (8 anni); Rosario Patti (6 anni e 1 mese); Francesco Centineo (6 anni); Ignazio Sicilia (4 anni). Giuseppe Sicilia, ritenuto nell’ambito di altre indagini il capo della famiglia di Cosa nostra di Favara, è accusato di un taglieggiamento ai danni di un’impresa e dell’incendio al deposito della ditta di soccorso stradale concorrente di Salvatore Galvano con cui avrebbe organizzato il tutto. Unica accusa, quest’ultima, di cui risponde il fratello Ignazio Sicilia. Le famiglie di Cosa nostra e stidda, inoltre, avrebbero gestito un vasto traffico di droga per finanziare i clan. Altri cinque imputati, invece, hanno scelto il rito ordinario: si tratta di Pasquale Alaimo, 54 anni, di Favara; Salvatore Curto, 39 anni, di Canicattì; Salvatore Galvano, 52 anni, di Agrigento; Francesco Genova, 43 anni, di Palermo e Giovanni Cibaldi, 35 anni, di Licata.

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