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Furbetti del cartellino a Favara, «nuove indagini per i 22 indagati»

Il pm chiede la proroga dell’inchiesta, i primi controlli dei carabinieri erano scattati nel 2020. Coinvolti dipendenti comunali. L’accusa è di truffa e falso

Il sostituto procuratore della Repubblica, Gloria Andreoli, ha chiesto la proroga delle indagini nei confronti di 22 dipendenti del Comune di Favara per i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico.

Una indagine delicata e riservata, quella dei carabinieri della tenenza di Favara partita nel 2020 con prime iscrizioni nel registro degli indagati nel giugno 2022. Un controllo successivo lo scorso marzo che ha scoperchiato il calderone dell’assenteismo al Comune di Favara e vede oggi indagate, complessivamente 22 persone con rapporto di lavoro con il municipio, seppur non tutti assunti a tempo indeterminato (come un vigile urbano rimasto coinvolto).

A risultare sotto indagine, adesso sono i favaresi: Giuseppe Baio, 61 anni; Salvatore Belluzzo, 60 anni; Maria Bosco, 66 anni; Rosario Cacioppo, 66 anni; Giuseppe Castronovo, 57 anni; Angelo Ciccotto, 60 anni; Vincenzo Cipolla, 60 anni; Giovanna Contino, 59 anni; Giovanna Crapanzano, 59 anni; Antonio Di Caro, 59 anni; Maria Stella Distefano, 59 anni; Paolina Infurna 59 anni; Teresa Mancuso, 57 anni; Salvatore Nicotra, 57 anni; Pasquale Palumbo, 66 anni; Angela Patti, 62 anni; Maria Picone, 58 anni (originaria di Grotte); Antonio Salvaggio, 58 anni; Immacolata Serravalle, 59 anni; Valeria Vaccaro, 59 anni; Giuseppe Volpe, 54 anni e l’agrigentino Giuseppe Carlino, 53 anni.

La vicenda ha preso consistenza quando al Comune si sono presentati i carabinieri per acquisire documentazione idonea comprovante gli illeciti compiuti. La presenza alquanto nutrita di militari dell’Arma non è passata inosservata ed ecco che l’intera storia è venuta alla luce.

Al centro dell’inchiesta ci sarebbe un giro di false certificazioni e timbrature che avrebbero accertato la presenza dei dipendenti comunali sul posto di lavoro.

Sulla vicenda, quando scoppiò il caso durissimo fu l’intervento del sindaco di Favara Antonio Palumbo: «Forniremo massima collaborazione alle forze dell’ordine e alla magistratura in merito all’inchiesta emersa dalla stampa che configurerebbe alcuni casi di assenteismo al Comune. Da una parte non posso che auspicare che le accuse che saranno eventualmente mosse ai lavoratori si rivelino infondate. Dall’altra non possiamo che assicurare che, in caso di condanna, si attiveranno tutte le procedure del caso a tutela della collettività».

«Chi ha sbagliato deve pagare - aveva ammonito nel suo intervento Antonio Palumbo -. Questo perché è nostro dovere non solo difendere il buon nome del Comune, ma anche dei tanti dipendenti che con scrupolo e sacrificio forniscono servizi e risposte ai cittadini ogni giorno, anche ben oltre l’effettivo riconoscimento economico».

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