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Trovato morto nella sua casa di Licata il boss Giovanni Lauria, forse un infarto

Aveva 83 anni, detto il professore, era ritenuto il massimo esponente della mafia licatese, già consigliori del boss agrigentino Giuseppe Falsone

Forse stroncato da un infarto, è morto oggi a Licata Giovanni Lauria, 83 anni, detto il professore, ritenuto il massimo esponente della mafia licatese, già consigliori del boss agrigentino Giuseppe Falsone. Lo hanno trovato stamani i familiari nella casa dove abitava.
Nel marzo del 2020, il giudice per l’indagine preliminare del tribunale di Palermo aveva disposto la scarcerazione di Lauria che era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo per scontare una condanna subita alla fine del processo Assedio – Halycon. Il giudice aveva concesso gli arresti domiciliari in ragione dell’età avanzata ed ordinato l’applicazione del braccialetto elettronico.
Lauria, figura principale delle inchieste Assedio – Halycon che hanno fatto luce sugli intrecci tra mafia, politica e massoneria del clan licatese, era rimasto coinvolto anche nell’ultima importante inchiesta antimafia dell’agrigentino denominata Xydi che aveva sgominato gli storici clan mafiosi tra Agrigento, Palma di Montechiaro e Canicattì.

Secondo quanto emerse dall’inchiesta della Dda di Palermo, l’ormai ex avvocato Angela Porcello, informava - come riportato nel provvedimento di fermo - Giovanni Lauria su quanto comunicatogli dall’ergastolano Giuseppe Falsone.
Scelta non casuale perché Lauria «vantava - scrivevano gli inquirenti - con il Falsone un risalente e saldissimo legale mafioso, tanto da avergli assicurato un prezioso appoggio durante il drammatico conflitto che, negli anni 2000, l’ergastolano aveva avuto con Maurizio Di Gati (collaboratore di giustizia) per la conduzione della provincia mafiosa di Agrigento».

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