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In catene davanti al Palasport di Porto Empedocle per impedire l'ingresso dei migranti

Il titolare del bar Anfonso Crapanzano: «L'ho fatto per difendere i miei dipendenti che mi danno da vivere»

Un barista si è incatenato davanti l’ingresso del Palasport di Porto Empedocle (Agrigento), dove avrebbero dovuto essere trasferiti i migranti che sono ammassati nell’area del porto per le pre-identificazioni, e impedisce la sistemazione temporanea di diversi gruppi di persone, fra cui donne e bambini. Persone che, durante la notte, sono rimaste, visto che le temperature si sono abbassate, all’addiaccio sotto i gazebo sistemati nella parte terminale del porto. Ad individuare il Palasport, dichiarato inagibile per uso sportivo, ma dove al suo interno si trova il bar, per dare sistemazione temporanea ai migranti che arrivano o vengono trasferiti a Porto Empedocle, ieri, era stata la Prefettura di Agrigento. Si tratta di una soluzione provvisoria perché l’ex struttura sportiva, concessa dal Comune alla Prefettura, entro una settimana verrà liberata. Entro una settimana infatti verranno montate le tre tensostrutture - concesse dai vigili del fuoco e soccorso pubblico e dalla Protezione civile regionale - e quindi l’area di ricovero, per l’attesa dei pullman che si occupano dei trasferimenti, verrà creata solo all’interno dell’area portuale.

«L'ho fatto per difendere i miei dipendenti»

«Mi sono incatenato per proteggere i miei dipendenti che mi danno da vivere. Il Palasport è inagibile da 10 anni e questa notte è diventato agibile. Noi, da questa sera, manderemo i nostri dipendenti a chiedere l’elemosina». Lo ha detto Alfonso Crapanzano, il titolare del bar. «Manderò tutti, col piattino, in piazza Italia. Ho già dato ordine al mio consulente di chiudere l’attività e noi andremo a fare altro - ha aggiunto Crapanzano - . Mi dispiace solo per i miei dipendenti che non so se oggi troveranno un altro lavoro. Non siamo contro i migranti, ma ci sono altre soluzioni, c’è un capannone agibile qua vicino. Li dobbiamo aiutare, ma prima di tutto io devo aiutare i miei lavoratori».

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