La nuova gestione pubblica della Scala dei Turchi, a Realmonte, diventa un caso. Ieri il direttore del parco archeologico della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta, durante la conferenza stampa che annunciava la riapertura della villa romana di contrada Durrueli, aveva annunciato l'accordo, ancora in itinere ma in via di formalizzazione, tra Comune, Regione e Parco stesso per la gestione della Scala dei Turchi, rendendo noto anche che la marna bianca sarebbe stata visitabile attraverso il pagamento di un ticket.
Poche ore dopo è giunta la smentita da parte dei legali della famiglia Sciabarrà, proprietaria della Scala dei Turchi: " Senza il nostro consenso non si ha alcuna facoltà, peraltro da tempo nessuno ha risposto alla nostra offerta di donazione della scogliera".
La nota dei legali
"In merito alla notizia che ci sarebbe un accordo tra il Comune di Realmonte, la Regione ed il Parco archeologico di Agrigento, sulle futura gestione della Scala dei Turchi, su mandato espresso della famiglia Sciabbarrà comunichiamo che non esiste alcun accordo tra la famiglia legittima proprietaria della Scala dei Turchi e gli enti", scrivono gli avvocati Giuseppe Scozzari e Antonino Cremona, legali della famiglia Sciabarrà.
"Si fa rilevare - aggiungono - che né il Comune né altri enti hanno la facoltà di decidere i termini, i ticket, la fruibilità, relative alla gestione della Scala dei Turchi senza il previo consenso della famiglia Sciabbarrà allo stato legittima proprietaria. Ricordiamo a tutti che esiste una convenzione siglata alla Regione tra la famiglia Sciabbarrà ed il Comune che affidava a quest’ultimo la gestione temporanea fino al 30 luglio 2023 della Scala dei Turchi".
"Nel prossimo giugno si terrà al tribunale di Palermo l’udienza relativa alla controversia civile tra la famiglia Sciabbarrà ed il Comune di Realmonte, ed inoltre si informa che in capo alla famiglia Sciabbarrà persiste la volontà di donazione del bene “Scala dei Turchi” al Comune di Realmonte, dal quale ad oggi si attende ancora una risposta in merito", sottolineano.
I legali, infine, chiedono "rispetto e lealtà istituzionale nei confronti della famiglia Sciabbarrà che ha tenuto indenne da qualsiasi speculazione il sito di fama mondiale".
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