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Non faceva la cresta sulle missioni, assolto maresciallo dei carabinieri agrigentino

I giudici della Corte di appello di Palermo hanno assolto il maresciallo dei carabinieri, all’epoca comandante della stazione di Burgio, Giuseppe Camilleri, 49 anni, attualmente in servizio alla Tenenza di Favara arrestato, posto ai domiciliari per due mesi e sospeso dal servizio per sette anni con l’accusa di avere truffato l’Arma dei carabinieri attestando missioni inesistenti o di durata maggiore rispetto a quelle effettivamente svolte. I giudici hanno confermato il verdetto di primo grado emesso dal giudice monocratico del tribunale di Sciacca, Antonio Cucinella, che aveva deciso l’assoluzione.

Il sottufficiale era accusato di falso ideologico e truffa continuata. L’indagine prendeva le mosse da una serie di esposti anonimi i cui contenuti erano stati avvalorati da una consulenza tecnica eseguita sulla base dell’analisi delle celle telefoniche e del gps che l’assicurazione aveva posizionato nella sua vettura, come da contratto, per monitorare il chilometraggio. La difesa, al contrario, ha sostenuto - replicando con un’apposita consulenza di parte redatta da un ingegnere - che i dati tecnici su cui si basava la Procura non avessero alcuna attendibilità e che Camilleri era stato colpito perchè «inflessibile e scomodo negli ambienti delinquenziali».

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