«Anche noi, durante questo anno, chissà quante volte ci siamo chiesti perché Dio non abbia fermato quella tragedia? Perché non mette fine a tutte le disgrazie della storia umana? Sono domande legittime e necessarie perché ci mettono nella condizione di purificare la nostra fede». E’ proprio alla fede che ha ripetutamente richiamato, durante l’omelia svolta nella chiesa Madre a Ravanusa, l’arcivescovo di Agrigento monsignor Alessandro Damiano. In una chiesa gremita, in ogni ordine e posto, con in testa il prefetto Maria Rita Cocciufa, il sindaco Carmelo D’Angelo e i vertici delle forze dell’ordine, sono state commemorate, ad un anno di distanza dall’esplosione delle tubature di gas, le 10 vittime della strage di via Trilussa. Seduti, nelle prime file, i familiari delle vittime e gli sfollati. «La fede va coltivata - ha aggiunto il presule - perché ci aiuta ad affrontare e sopportare le peggiori vicissitudini, le ingiustizie, anche quando ai nostri occhi potrà sembrare una sconfitta. Ma sia chiaro, dalla fede non possiamo aspettarci certezze assolute. E’ un salto nel vuoto». Commosso, straziato dal dolore, non ha fatto altro che annuire alle parole dell’arcivescovo anche il nonno di Samuele, il neonato morto nel grembo di mamma Selene. Luigi Pagliarello, ieri, aveva lanciato un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinchè sia velocizzato l’iter dell’inchiesta della Procura, «Samuele non ha fatto in tempo a nascere - ha concluso l’arcivescovo di Agrigento - e la sua innocenza è rimasta del tutto incontaminata. Anche noi che l’abbiamo perduta, possiamo recuperarla».
La piazza antistante alla chiesa Madre, per tutta la durata della funzione, nonostante la pioggia battente, è stata affollata da cittadini di Ravanusa e di Campobello di Licata. Dopo la messa, un nuovo momento di commozione: è stata deposta una corona di fiori sul luogo della tragedia.
L'ira degli sfollati
«Ero a casa e la signora Carmela Scibetta, che ha perso la vita, ha comprato dal camion che vendeva frutta un cavolfiore. Le ho chiesto: ma cosa devi fare? Stasera devo fare la pasta al forno. E non li ho visti più». Pietro Brucculeri, 81 anni, sopravvissuto della strage di via Trilussa ricorda quella tragedia: «Mi manca tutto, non ho più un ricordo, non ho più niente . La casa - racconta - l’ho costruita grazie ai sacrifici fatti con il mio lavoro, per 40 anni, in Svizzera».
Maria Pirrello non può entrare più nella sua abitazione che non è distrutta, ma rientra nel triangolo interdetto. E nella residenza in affitto vive con il marito, le figlie e le nipotine: 9 in pochi metri quadrati. «Oggi non sto pensando alla casa - dice - . Ma a tutti quelli che non ci sono».
Il fronte di protesta di chi, non avendo la casa distrutta vuole rientrare, non sembra destinato ad affievolirsi. «Stiamo aspettando che l’Italgas rimuova le macerie, dopo di che non ci sarà più nessun motivo per l’ordinanza sindacale di interdizione» spiega Silvia Sazio, il legale che rappresenta le famiglie di Ravanusa che vogliono rientrare.
Il sindaco: pronto il progetto
«E’ la giornata del ricordo e della memoria che abbiamo voluto fare con sobrietà, dedicandoci alla preghiera per non dimenticare tutto quello che è stato e chi, purtroppo, non c’è più», ha detto il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo. «Gli sfollati hanno tutti un’abitazione, ma dovranno attendere la realizzazione del progetto che il Comune ha fatto e la Regione ha finanziato. Speriamo che nei prossimi anni potranno avere tutti di nuovo una casa - ha aggiunto il sindaco - . Le polemiche che fino ad ora hanno tenuto banco devono essere archiviate perché chi vuole rientrare nelle abitazioni di via Trilussa dovrà portare, e nessuno lo ha fatto fino ad ora, le certificazioni di immobili integri e con l’agibilità. Attualmente nessuno ha portato questa documentazione e quindi ecco perché dico che le polemiche devono essere archiviate».
Le indagini
Il procuratore capo, facente funzioni, di Agrigento, Salvatore Vella, nei prossimi giorni, dopo avere concluso l’esame della consulenza dei propri tecnici, coordinati dall’ingegnere Antonio Barcellona, chiuderà l’inchiesta e farà notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Sotto inchiesta, da circa un anno, ci sono dieci dirigenti di Italgas, società che gestisce la condotta, ai quali viene contestata l’accusa di omicidio colposo. Potrebbe essere stata una «scintilla casuale provocata da una camera di gas», in sostanza la rottura di una saldatura o di un pezzo della condotta a provocare la strage di Ravanusa in cui, esattamente un anno fa, persero la vita 10 persone.
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