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La faida fra Favara e Belgio, «così abbiamo ricostruito il filo che collegava i delitti»

L'auto sequestrata nel garage di Carmelo Nicotra (a sinistra), a destra Carmelo Vardaro

La faida scoppiata tra Favara e Liegi. «Abbiamo capito che c’era un filo comune dietro i fatti di sangue e siamo risaliti a una rete di rapporti criminali che da lì a poco avrebbe continuato la strage». Parla il dirigente della squadra mobile di Agrigento, Giovanni Minardi, citato dal pm della Dda Claudio Camilleri, ha aperto il dibattimento del processo a carico di Carmelo Vardaro, 45 anni, di Favara, unico imputato dell’inchiesta Mosaico che non ha scelto il rito abbreviato e, quindi, è stato rinviato a giudizio con rito ordinario.

L’indagine riguarda la faida che fra Favara e il Belgio ha provocato una carneficina con almeno 5 omicidi e una decina di tentati omicidi. Il favarese, in particolare, avrebbe cercato di vendicare l’omicidio dell’imprenditore Carmelo Bellavia, condannato per favoreggiamento al boss Gerlandino Messina, uccidendo uno dei killer, ovvero Maurizio Di Stefano. Il 14 settembre del 2016, però, in Belgio, nell’abitazione della vittima designata, i killer trovano anche un suo amico - Mario Jakelich - che viene freddato con un colpo di pistola in fronte. Di Stefano invece viene colpito da alcuni proiettili ma si salva. Il 23 maggio del 2017 Di Stefano sopravvive a un nuovo agguato nel garage del favarese Carmelo Nicotra, che ha la peggio e viene ferito in maniera più grave da alcuni colpi di kalashnikov ai glutei. Vardaro avrebbe commesso i due agguati insieme a Calogero e Antonio Bellavia. I fratelli Calogero ed Emanuele Ferraro (quest’ultimo, a sua volta, è stato poi ucciso) avrebbero partecipato al solo agguato ai danni di Nicotra e Di Stefano.

«Il gruppo criminale - ha aggiunto Minardi - in un primo momento era compatto, poi ci sono state delle lacerazioni interne che hanno portato alla faida. Alcune cose siamo riuscite a provarle, altre no. Riteniamo che sia stato l’omicidio di Bellavia, che non aveva saldato un debito di droga con Di Stefano, a innescare la miccia». La Corte di assise presieduta da Alfonso Malato ha rinviato l’audizione di Minardi a martedì.

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