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Il comune di San Biagio "al servizio della mafia", chiesti 12 anni per l'ex sindaco

Santo Sabella

Le mani della mafia sul Comune di San Biagio Platani, nell'Agrigentino, asservito alla cosca in forza di un preciso accordo elettorale precedente alle stesse elezioni. Ne è convinta il pubblico ministero della Dda, Alessia Sinatra, che ha chiesto la condanna a 12 anni dell’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, uno dei personaggi principali dell’inchiesta «Montagna», finito in carcere il 22 gennaio del 2018 e tornato libero dopo due anni.

«E' stato eletto nel 2014 - ha detto il pm nel corso della requisitoria, articolata in più udienze e appena conclusa con le richieste finali - grazie ad un accordo col boss del paese Giuseppe Nugara, con una precisa strategia messa a punto nei dettagli che prevedeva pure una formale contrapposizione di liste che, in realtà, serviva solo a favorire la sua elezione».

Secondo il magistrato della Dda, Santo Sabella, nel 2014, fu eletto grazie ad un accordo col capomafia che organizzò tutto nei dettagli avendone in cambio la gestione di affari e appalti per uomini a lui vicini. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa.

Chiesta pure la condanna per altri 5 imputati: Domenico Lombardo, 29 anni, di Favara (8 anni), Salvatore Montalbano, 28 anni, di Favara (18 anni), Calogero Principato, 30 anni, di Favara (16 anni), Giuseppe Scavetto, 51 anni, di Casteltermini (16 anni) e Antonio Scorsone, 55 anni di Favara (5 anni). Scavetto, secondo il pm, è organico alla famiglia mafiosa di Casteltermini. Scorsone, invece, si sarebbe fatto intestare una società, in realtà di proprietà del mafioso (oggi pentito) Giuseppe Quaranta, per sottrarla al sequestro mentre gli altri imputati avrebbero avuto un ruolo nel traffico di droga gestito dal clan.

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