Operata alla colecisti nonostante un quadro clinico complesso dovuto ad un tumore che non sarebbe stato diagnosticato pur in presenza di un «quadro chiaro» dopo la Tac.
L’intervento, peraltro, avrebbe provocato lesioni al fegato mortali per la paziente: il pubblico ministero della Procura di Agrigento, Chiara Bisso, ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini - atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio - per quattro chirurghi dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì che operarono Febbronia Cirami, la donna di 69 anni morta il 12 marzo scorso all’ospedale di Agrigento, dove era stata trasferita in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute, per shock settico e disfunzione multiorgano.
Si tratta di Fabrizio Cremona, 34 anni; Antonio Limblici, 32 anni; Alfonso Maurizio Maiorana, 66 anni e Mauro Ettore Zanchi, 59 anni. In un primo momento gli indagati erano 26. Nel registro della Procura, sempre per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, erano stati iscritti altri medici in servizio pure all’ospedale San Giovanni di Dio ma la Procura ha ritenuto, dopo avere esaminato la consulenza del proprio medico legale Giuseppe Ragazzi, di restringere il cerchio delle responsabilità ai soli chirurghi che l’hanno operata. Per gli altri 22 è stata chiesta l’archiviazione. Medici che adesso, attraverso i propri difensori - gli avvocati Daniela Posante, Antonella Zanchi e Liborio Paolo Pastorello - potranno provare a evitare la richiesta di rinvio a giudizio producendo memorie, sollecitando nuovi atti di indagine o chiedendo un interrogatorio. AGI
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