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Mafia a Palma, resta in carcere il consigliere comunale Salvatore Montalto

I giudici del tribunale della libertà di Palermo hanno confermato le ordinanze cautelari in carcere a carico di dieci indagati della maxi operazione antimafia «Oro bianco» che ha fatto luce sul cosiddetto «paracco», ovvero la cosca mafiosa alternativa a Cosa nostra e alla Stidda, che sarebbe stata messa in piedi dal cinquantenne Rosario Pace di Palma di Montechiaro, appartenente alla storica famiglia.

L’indagine ha sgominato anche un vasto traffico di cocaina che sarebbe stato gestito dal clan. Nel blitz, eseguito dai carabinieri all’alba del 13 gennaio, è finito in carcere anche il consigliere comunale di Palma di Montechiaro, Salvatore Montalto, 52 anni, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa e dimessosi all’indomani dell’arresto.

Il bancario, primo degli eletti nella lista dell’Udc alle amministrative del 2017, è accusato di avere agevolato gli interessi della famiglia mafiosa mettendo anche a disposizione i servizi della banca di cui è dipendente, consentendo di incassare gli assegni del clan con le somme di denaro frutto di estorsioni e traffico di droga. Montalto, in occasione dell’interrogatorio di garanzia, ha fatto scena muta come tutti gli altri. Si tratta dello stesso Rosario Pace, 50 anni, di Palma; Domenico Manganello, 46 anni, di Palma; Sarino Lauricella, 52 anni, di Palma; Sarino Lo Vasco, 53 anni, di Palma; Tommaso Vitanza, 70 anni, di Palma; Giuseppe Morgana, 36 anni, di Palma; Gioacchino Pace, 50 anni, di Palma; Salvatore Emanuele Pace, 33 anni, di Palma, Gioacchino Rosario Barragato, 60 anni e Giuseppe Blando, 46 anni, di Favara. Ai domiciliari, per ragioni legate all’età, il 74enne Calogero Lumia.

L’unica ordinanza annullata è quella di Lumia: i giudici, ai quali si sono rivolti i difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Francesco Scopelliti, lo hanno rimesso in libertà. Vitanza (difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanni Lo Monaco) è stato posto ai domiciliari per ragioni legate all’età mentre per gli altri indagati (difesi anche dagli avvocati Maria Alba Nicotra, Giuseppe Vinciguerra e Rosalia Palumbo Piccionello) è stata confermata la custodia in carcere anche se sono cadute singole aggravanti.

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