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Mafia, 12 arresti in provincia di Agrigento: in cella fiancheggiatori di Brusca, coinvolto consigliere di Palma

Operazione antimafia in provincia di Agrigento. I carabinieri del comando provinciale hanno arrestato all'alba, fra Licata, Palma di Montechiaro e Favara 12 persone, ma sono complessivamente 35 i provvedimenti cautelari. L'operazione è coordinata dalla Dda di Palermo.

Tra gli arrestati figurano fiancheggiatori di Giovanni Brusca, appartenenti alla famiglia Stiddara che uccise barbaramente il Giudice Rosario Livatino e politici locali.

L’accusa per gli indagati è di essersi avvalsi della forza di intimidazione della mafia per commettere gravi delitti, acquisire la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici e procurare voti eleggendo propri rappresentanti in occasione delle consultazioni elettorali.

Fra i destinatari delle misure cautelari, richieste dalla Dda di Palermo ed eseguite dai carabinieri del reparto Operativo del comando provinciale di Agrigento, c'è anche un consigliere comunale di Palma di Montechiaro, Salvatore Montalto, 52 anni.

L'operazione antimafia, denominata "Oro bianco" è stata effettuata con l'impiego di oltre 200 unità dell'Arma territoriale, dello squadrone Cacciatori, dei nuclei cinofili ed elicotteri.

Chi è il consigliere comunale di Palma arrestato

Salvatore Montalto, 52 anni, è stato eletto consigliere comunale a Palma quattro anni fa nelle fila dell’Udc. Montalto, impiegato di banca, è finito in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. In particolare sarebbe stato uno dei cosiddetti "capidecina" della cosca del paese che avrebbe avuto in Rosario Pace, il punto di riferimento.
L’esponente politico, secondo le accuse, sarebbe stato «a disposizione della famiglia mafiosa» garantendo supporto e «contribuendo a rafforzare il prestigio criminale sul territorio». L’indagine dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Palermo, ha accertato altri legami fra la criminalità e la politica. Un intero capitolo dell’ordinanza è dedicato ai «favori ai politici».

Scoperto il "paracco", nuovo gruppo criminale

Determinanti, per l’inchiesta, sono state anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta di Favara. Quaranta ha spiegato che «a Palma di Montechiaro a gestire ogni cosa c'è Rosario Pace, inteso 'cucciuvì'». I rapporti con il reggente della famiglia mafiosa di Cosa Nostra di Palma di Montechiaro - stando a quanto emerge dall’inchiesta - sono di stretta collaborazione. Quella scoperta a Palma di Montechiaro non è la tradizionale Cosa Nostra, ma ne ricalca lo schema organizzativo. Ed è per questo che la Procura di Palermo contesta il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Il "paracco" è gruppo criminale che non fa parte di Cosa Nostra, ma ne ha tutte le caratteristiche organizzative. Come la stidda si affianca alla mafia, di cui subisce l’autorità, ma si muove in autonomia. Quaranta ha descritto le "famigghiedde" costituite da una decina di persone, i "paraccari", e hanno una struttura gerarchica composta da capi, sottocapi, capidecina e tutti si mettono sotto l’ombrello di protezione dell’associazione criminale.

Estorsione a un'impresa per appalto milionario

Tra i tentativi di estorsione svelati dall’indagine dei carabinieri ci sarebbe quello ai danni del gruppo di imprese che si è aggiudicato un appalto da due milioni e trecento mila euro nell’ambito del "Contratto di quartiere".

 

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