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Cassonetti in fiamme a Licata, roghi in diverse strade

Incendio di cassonetti in sei diverse strade della città e di un’autovett ura di proprietà di un agricoltore. Notte di fuoco, quella fra venerdì e ieri, a Licata dove i pompieri – a partire dalla mezzanotte e fino a poco prima delle 8 – hanno faticato a tenere a bada tutti i falò appiccati.

Delle indagini sull’incendio auto, una Golf, si stanno occupando i poliziotti del locale commissariato. Le cause non sono affatto chiare.

Nessun dubbio invece circa il dolo che ha mandato in fumo i cassonetti per la raccolta dei rifiuti nelle vie Messina, Mendola, Architetto Licata, Campobello (dove ci sono stati due gli interventi nell’arco di un paio d’ore da parte dei pompieri), Palma e corso Serrovia.

L’inferno è scoppiato pochi minuti prima della mezzanotte, da quel momento in poi è stato un susseguirsi di segnalazioni e richieste di intervento per incendi. I pompieri del distaccamento di Licata hanno fatto avanti e indietro praticamente fino a ieri mattina. I vigili del fuoco sono, naturalmente, intervenuti anche in via Calatafimi dove è, appunto, divampato l’incendio di una auto: una Golf di proprietà di un agricoltore quarantaseienne. Era l’una e mezza circa, in questo caso, quando s’è reso necessario l’intervento dei pompieri. Al lavoro, in questo caso, anche i poliziotti del commissariato cittadino. Le cause della scintilla iniziale del rogo che ha devastato l’utilitaria non sono risultate chiare. Accanto all’utilitaria non sono state tracce di liquido infiammabile, né taniche o bottiglie sospette. Elementi indispensabili per parlare, fin da subito, di un incendio dalla matrice dolosa.

Ieri, per gli investigatori «le cause erano ancora in corso d’accertamento». Servirà che l’attività investigativa dei poliziotti progredisca, dunque, per stabilire se anche questo incendio sia stato di matrice dolosa o accidentale. S’è trattato, inoltre, della seconda notte consecutiva in cui, a Licata, si sono registrati incendi di cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Anche su questo «fronte» sono state avviate delle indagini per cercare di dare un nome e cognome al piromane o ai piromani che, in circa 24 ore, hanno distrutto tantissimi contenitori, provocando danni materiali oltre che ambientali. Non è escluso – ma il riserbo è categorico – che gli investigatori possano anche aver già acquisito, qualora presenti, filmati da impianti di videosorveglianza.

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