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Migranti, il garante dei detenuti: nessuno positivo al Covid nei Cpr

Migranti all'interno dell'hotspot di Pozzallo (Ragusa)

Nei sette Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) continua a diminuire il numero delle presenze, che questa settimana sono 195 contro le 204 della scorsa. Una tendenza che si conferma, «dovuta sia al minor numero di ingressi, sia alle mancate proroghe del trattenimento».

Lo rende noto Mauro Palma, Garante delle persone private della libertà personale, sottolineando anche «il positivo andamento rispetto alla diffusione del Covid-19» in tali strutture. Attualmente, infatti, «non risulta alcun caso di positività e dall’inizio dell’emergenza i casi sono stati pochissimi e peraltro nella stragrande maggioranza si sono negativizzati in breve tempo».

In calo anche le presenze di cittadini stranieri all’interno degli hotspot che passano dalle 265 della scorsa settimana alle 165 di questa: la struttura di Pozzallo attualmente non ospita alcuna persona, essendo finita la quarantena di chi vi era ospitato ed essendo state queste persone tutte trasferite in strutture di altro tipo. Negli altri hotspot continuano le quarantene con gli stessi numeri (108 a Lampedusa e 57 a Messina).

Anche altre strutture sono utilizzate per la quarantena: «Villa Sikania» a Siculiana (Agrigento), «Azienda Don Pietro» vicino a Comiso, hotel «Piano Torre» nella cittadina capitale delle scienze astronomiche Isnello (Palermo), «Residence Arcobaleno» a Siracusa. «Meno ovvia, ma altrettanto nota - continua Palma - è l’utilizzazione della nave «Moby Zazà» nell’assegnato punto di fonda nella rada di Porto Empedocle (Agrigento). Alla sua giocosa immagine dipinta sullo scafo corrisponde drammaticamente la realtà di chi, scappato presumibilmente da guerre o da prigionie, attende lo scorrere della, pur doverosa, quarantena con mancanza di informazioni certe e di supporto contro la disperazione che tale stallo può determinare e che ieri ha visto un tragico epilogo».
Il Garante nazionale «comprende la necessità di tutelare sempre la salute dei singoli e delle collettività, di coloro che arrivano e di coloro che devono ricevere le persone che giungono nel proprio territorio; comprende anche come il supporto medico della Croce Rossa sia stata una scelta orientata a fornire la maggiore assistenza sanitaria possibile.
Ma proprio la comprensione di tali necessità - che pure inducono a mettere da parte l’intrinseca perplessità in merito alle conseguenze del decreto interministeriale sull'impossibilità di considerare i porti italiani come Place of safety - porta a richiedere che, sin dalla permanenza sulla nave, siano messe in atto tutte le procedure necessarie affinchè, una volta finita la quarantena, le persone, ormai informate sui propri diritti e sulla propria possibilità di chiedere asilo, possano accedere a tutto ciò che la nostra Costituzione garantisce in questo ambito».

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