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Canicattì, attentato incendiario contro una società di rifiuti

Cinque autocompattatori della Sea, società che si occupa della raccolta dei rifiuti, sono stati incendiati durante la notte nella statale 410, a Canicattì, in provincia di Agrigento. I mezzi erano posteggiati all’esterno del capannone della ditta. Ad essere devastati dalle fiamme, la scorsa notte, sono stati 2 mezzi lift che servono per la movimentazione dei cassoni scarrabili e presse e una spazzatrice di ultima generazione oltre ad altri mezzi più piccoli.

Nessun dubbio sull'origine dolosa del rogo che segue di pochi giorni quello del centro di conferimento rifiuti di contrada Calandra, sempre a Canicattì, che era posto sotto sequestro. Il sindaco Ettore Di Ventura, dopo questo episodio, aveva lanciato un appello alla Prefettura chiedendo di occuparsi del caso rifiuti a Canicattì.

Stanotte il nuovo inquietante episodio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e alcune squadra dei pompieri che hanno impiegato tre ore - dall’1 alle 4 - per spegnere l’incendio.

«E' un rogo di natura dolosa quello che ha distrutto cinque mezzi essenziali per il regolare e quotidiano svolgimento del servizio di raccolta rifiuti a Canicattì». Lo scrivono le ditte del raggruppamento di imprese che hanno in appalto il servizio di raccolta differenziata: Sea, Iseda ed Ecoin.  «Alla luce di quanto continua ad accadere periodicamente, ci
viene da pensare che siamo noi aziende a non essere ben volute a Canicattì - ha detto l’amministratore unico della Sea Gianni Mirabile - Tutti questi episodi, stanno accadendo proprio quando la situazione del comparto rifiuti era tornata ad una sostanziale normalità a dimostrazione che c'è qualcuno a cui non piace che siamo noi a gestire il servizio».

«Ci uniamo al grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi dal sindaco Ettore Di Ventura - aggiunge Mirabile - che ha chiesto aiuto alle istituzioni per quello che sta accadendo a Canicattì che si sta trasformando in una sorta di terra dei fuochi con ripercussioni gravissime per la salute dei cittadini. La situazione è molto delicata e come aziende non possiamo che chiedere l’aiuto alle più alte autorità competenti».

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