Cinque anni di reclusione per le accuse di maltrattamenti, violenza sessuale e lesioni personali aggravate ai danni della moglie. Calci, pugni, insulti, minacce di morte e persino colpi di pistola sparati in aria per scoprire chi fosse il suo fantomatico amante che neppure esisteva: in una circostanza, l'avrebbe selvaggiamente picchiata, mandandola in ospedale dove le furono refertati traumi per otto giorni di prognosi.
Dopo la denuncia, la vicenda è approdata in aula per il processo che si è concluso con la condanna, emessa dal gup del tribunale di Agrigento, a cinque anni di reclusione. Una pena di poco inferiore ai sei anni che, al termine della requisitoria che si è tenuta in una delle ultime udienze, aveva chiesto il pubblico ministero Gianluca Caputo.
L'articolo nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia
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