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Parla il tunisino sedicenne picchiato a Raffadali: "Ho avuto molta paura ma voglio restare qui"

"Ieri ho molta avuto paura. Ora mi sono tranquillizzato. E’ tornato tutto a posto. Sono in Italia da un anno. Sono qui solo per scuola e lavoro". Lo dice il sedicenne tunisino che ieri pomeriggio è stato aggredito a Raffadali (la notizia è stata pubblicata dal Giornale di Sicilia) che fa fatica - e non soltanto perchè non parla bene ancora l’italiano - a commentare cosa gli è capitato. Non ha alcun dubbio, però, su quello che vuole per il suo futuro: "Voglio restare qui a Raffadali".

"Il ragazzo - racconta Vincenzo Vasile, che è il responsabile della comunità di seconda accoglienza per i minorenni sbarcati senza familiari - frequenta la scuola media. Lo scorso anno, lo abbiamo iscritto alla prima come uditore. Quest’anno frequenterà la seconda. Quando è arrivato in Italia, dopo un anno e due mesi trascorsi in Libia, non sapeva neanche una parola di italiano e non conosceva neanche il francese perché viveva in un piccolo e periferico villaggio della Tunisia. Adesso, capisce tutto. Ha iniziato anche a leggere e scrivere. Avrebbe potuto chiedermi, è nel suo diritto, di essere trasferito in un’altra struttura. In realtà, vuole veramente restare a Raffadali".

La comunità «La mano di Francesco», a Raffadali, accoglie 9 minorenni e un ragazzo, appena divenuto maggiorenne, in attesa di essere trasferito in una struttura per adulti. «I ragazzi sono tutti iscritti a scuola - dice Vasile - hanno i documenti e i permessi della Questura. Il perché del pestaggio è nelle parole pronunciate dall’aggressore: "Ora te ne puoi tornare al tuo paese".

Il sedicenne tunisino, ieri pomeriggio, è stato colpito prima con una sportellata e poi con calci e pugni da un cinquantenne di Raffadali. I responsabili della comunità, stamani, hanno formalizzato la denuncia alla caserma dei carabinieri. La vittima ha riportato una contusione ad un testicolo ed escoriazioni ad un ginocchio, giudicati guaribili in 5 giorni dai medici del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

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