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A Licata i funerali dell'imprenditore ucciso: "Era una persona buona"

LICATA. La chiesa Madre era quasi piena. Più di 500 circa le persone che hanno partecipato ieri sera ai funerali di Giacinto Marzullo, l’operaio 52enne di Licata, ucciso venerdì della scorsa settimana nel suo appezzamento di terreno in contrada Mollaka Faia, nei pressi della rotonda che porta a Mollarella. Tanta commozione, tanti amici. In prima fila la moglie, Angela, affranta dal dolore, abbracciata per tutto il tempo della cerimonia funebre dal suo unico figlio Salvatore.

Un giovane con un comportamento esemplare, che ha pensato a supportare la madre nel momento più difficile di questa vicenda: i funerali. L’estremo saluto. A celebrare la messa è stato don Paolo Morreale, che fino allo scorso anno era parroco della chiesa di San Paolo a Licata e adesso svolge il suo mandato pastorale a Naro. Don Paolo ha voluto esserci perché conosceva Giacinto. E nell’omelia, il prete ha ricordato la figura del suo amico. «Un uomo buono come il pane – ha ripetuto più volte il celebrante riferendosi a Giacinto Marzullo».

Ed ha raccontato alcuni episodi di vita vissuta insieme alla comunità licatese ed alla famiglia colpita da un così grave lutto. Don Paolo ha raccontato che quando ha saputo dell’omicidio, si trovava a tavola con la madre, il fratello e la sorella, con il padre malato. Ed alla madre ha detto: «È morto un mio figlio». E così ha preso la macchina e si è precipitato a casa della famiglia di Giacinto per portare un po’ di conforto alla moglie ed al figlio. «Giacinto aveva scelto di fare un cammino di fede – ha raccontato padre Paolo. Assieme alla moglie, Angela, frequentava la comunità che si affida alla Madonna».

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