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Operaio morto folgorato, lutto cittadino a Licata

Giovanni Callea

LICATA. Si svolgeranno oggi alle 19 nella chiesa San Giuseppe Maria Tomasi di Licata, i funerali di Giovanni Callea, il muratore licatese di 44 anni morto folgorato da una scarica elettrica mentre stava realizzando un massetto in cemento armato in un cantiere edile di contrada Piano Bugiades.

La salma è stata restituita alla famiglia e la bara è stata trasferita alla funeral house di Marianello dove centinaia di licatesi si sono stretti attorno alla famiglia dello sfortunato operaio, affranta dal dolore. Callea lascia la moglie e due figli in tenera età.

Il sindaco Angelo Cambiano, ha proclamato il lutto cittadino in segno di cordoglio e di partecipazione dell'intera città. “A tal fine – scrive Cambiano - è stata disposta l'esposizione a mezz’asta delle bandiere di tutti gli uffici pubblici comunali e degli enti pubblici e privati, nonché degli edifici scolastici di ogni ordine e grado; disposta, inoltre, la sospensione di ogni manifestazione in programma”.

Sul fronte giudiziario, la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sulla morte di Giovanni Callea. Si tratta di una formalità, visto che è stato un incidente causato da una tragica fatalità, ma il sostituto procuratore, Salvatore Vella, che giovedì era di turno, vuol vederci chiaro e fugare ogni dubbio anche in ordine ad una responsabilità colposa. Al momento non ci sono indagati, ma sul registro potrebbe finire il nome dell’operaio che stava manovrando la betoniera, il cui braccio ha sfiorato i cavi dell’alta tensione provocando la scarica elettrica. La delega di indagine è stata affidata alla Polizia.

Sull’ennesima morte bianca in provincia di Agrigento interviene la Fillea Cgil. “Non conosciamo l’esatta dinamica di questo ennesimo incidente – scrivono in una nota i sindacalisti Massimo Raspo (segretario generale) e Vito Baglio (segretario di categoria) - e siamo certi che la magistratura compirà con tutto lo scrupolo del caso ogni riscontro volto ad accertare le responsabilità. Cgil e Fillea, mentre si stringono commossi ai familiari, alla moglie e ai due figli che ci auguriamo non vengano lasciati soli dalle istituzioni”. Intanto sul fronte sindacale, la Cgil rilanciamo la battaglia per affermare che occorre maggiore sicurezza nel lavoro: “Il lavoro deve servire a vivere e non a morire – aggiungono i segretari di Cgil e Fillea - Lo abbiamo gridato difronte ad ogni incidente, ad ogni infortunio grave, ad ogni morte e sprecato tante parole al vento, nella disattenzione e nell’indifferenza di quelli che debbono decidere. Non rendiamo vano anche questo ulteriore sangue, rendiamogli onore cercando di far compiere a questa nostra società un passo in avanti: abbiamo bisogno di lavoro, di lavoro pulito e sicuro, non permettiamo più che quelle tristi liste di morti si allunghino ancora. Le istituzioni preposte al controllo ed alla vigilanza su queste tematiche debbono concentrare le loro attenzioni. Siamo, infatti, ben al di sotto di un vero controllo del territorio e ben lontani dalla presa di coscienza da parte del sistema delle imprese per le quali la sicurezza è solo un costo. Ma anche degli stessi lavoratori – concludono Raso e Baglio - che spesso finiscono con il sottovalutare l’importanza della sicurezza e della prevenzione. Il sindacato vuole continuare ad essere lo strumento ed il luogo dove questa battaglia si organizza, il luogo della solidarietà tra i lavoratori”.

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