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Il caso dei centri commerciali nell'Agrigentino, confermate 10 assoluzioni

AGRIGENTO. Documenti falsi, abusi e pressioni indebite fra imprenditori rivali interessati a realizzare i centri commerciali: il ricorso del procuratore generale con cui chiedeva di annullare la sentenza di assoluzione è inammissibile. Probabilmente i giudici della Corte di appello hanno accolto le tesi dei difensori secondo cui «il ricorso non si poteva neppure prendere in considerazione visto che i reati erano già prescritti».

Verdetto "parzialmente riformato", però, in relazione all'ipotesi di estorsione ai danni dell'imprenditore Giuseppe Burgio. Su questo aspetto i giudici si sono pronunciati solo sul ricorso di parte civile dichiarando il «non doversi procedere per avvenuta prescrizione» e lasciando, quindi, la porta aperta per un'eventuale richiesta di risarcimento del danno. Di fatto, però, i giudici della quinta Corte di appello hanno confermato le nove assoluzioni e la prescrizione dalle accuse per il decimo imputato.

In primo grado il collegio di giudici presieduto da Ottavio Mosti aveva recepito quasi interamente le tesi del pm Santo Fornasier che aveva chiesto l'assoluzione di tredici imputati e la prescrizione di un solo capo di imputazione relativo alla presunta falsificazione di una perizia giurata che sarebbe stata alterata per fare in modo che un terreno risultasse compatibile con il progetto "Moses" dell'imprenditore Carmelo Condorelli. Il tribunale, invece, li aveva assolti nel merito dichiarando la prescrizione di un solo reato: la truffa contestata a Condorelli che avrebbe ottenuto un finanziamento illegittimo di 9 milioni per il progetto del centro del Villaggio Mosè.

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