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L'omicidio di Trifone e Teresa, l'indagato: "Sono tranquillo"

NAPOLI. «Ma stiamo scherzando: non ho proprio parole per descrivere quel fatto, figuriamoci a essere accusato di una cosa del genere»: Giosuè Ruotolo, il caporale dell'Esercito unico indagato nell'inchiesta sull'omicidio dei fidanzati di Pordenone, rigetta così l'ipotesi di essere il responsabile del duplice delitto.

«Sulla mia accusa sono tranquillo. Sono sicuro di quello che ho fatto, ovvero niente», ha aggiunto, intervistato dal Tg1,  Ruotolo che è l'unico indagato nell'inchiesta sull'uccisione di
Trifone Ragone, 29 anni, originario di Monopoli (Bari), sottufficiale dell'Esercito, e la fidanzata, Teresa Costanza, 30 anni, originaria di Agrigento, trovati morti il 17 marzo scorso nella loro auto nei pressi del Palazzetto dello Sport di Pordenone, dove vivevano.

Ruotolo, che è originario di Somma Vesuviana (Napoli), città dove si trova da alcuni giorni in licenza, ha detto di non aver mai avuto una pistola («Mai, mai», ha sottolineato) e ha confermato di aver portato a spalle la bara di Trifone Ragone il giorno del funerale («L'ho portata io, insieme ad altri miei colleghi») spiegando che «era il minimo, era doveroso, essendo collega e amico». Ha infine escluso di aver mai litigato con Trifone Ragone. «Io - ha detto - sono una persona che non litiga mai con nessuno ma anche lui era una persona solare».

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