AGRIGENTO. Quattro mesi dopo l’arresto il bidello Antonio Alaimo, 53 anni, di Favara, dipendente dell’Istituto Alberghiero nonché consigliere comunale, ritenuto il personaggio chiave dell’operazione “La carica delle 104”, chiede di tornare libero. L’istanza è stata formalizzata dal difensore, l’avvocato Calogero Raia, che sottolinea come il decorso del tempo e la recente notifica dell’avviso di conclusione delle indagini abbiano fatto venire meno le esigenze cautelari. Alaimo è ritenuto il capo di una delle due bande che avrebbero messo in piedi la presunta “fabbrica” di finti invalidi. Il favarese è considerato un intermediario e procacciatore d'affari, un vero e proprio anello di congiunzione fra i vari componenti della presunta organizzazione criminale.
«Era così indaffarato in queste vicende – ha detto il procuratore Renato Di Natale durante la conferenza stampa di presentazione dell’operazione – che non andava neppure al lavoro e si faceva passare il badge dai colleghi». L’istanza della difesa di Alaimo sarà esaminata dal gip Alessandra Vella che ha preso il posto del collega Ottavio Mosti che firmò l’ordinanza che il 22 settembre scorso fece scattare dodici arresti eseguiti dalla Digos.
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