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Ragazzo di Licata ucciso, si indaga sul «branco»

La polizia, vista l’efferatezza del delitto, non esclude la possibilità che ad assassinare sia stato un gruppo di persone

LICATA. L’autopsia, che verrà eseguita oggi nel cimitero Piano Gatta di Agrigento dal medico legale Cataldo Ruffino dell’Università di Catania, dirà la verità sulle cause della morte del giovane rinvenuto cadavere giovedì mattina in una villa abbandonata di contrada Nicolizia, a sei chilometri dal centro abitato, ed a venti metri dal mare. L’esame autoptico è stato disposto da Salvatore Vella, il sostituto della procura di Agrigento che coordina le indagini, insieme alla collega Simona Faga, della polizia di Licata e della squadra mobile di Agrigento. L’autopsia servirà, soprattutto, a capire se il giovane è stato ucciso a colpi di pistola, e poi i sicari gli hanno fracassato la testa con una spranga di ferro, o se i fori rinvenuti dal cadavere sono stati provocati da coltellate. Qualora prevalga la seconda ipotesi diventerebbero ancora più agghiaccianti le modalità del delitto.

Già mercoledì mattina, subito dopo il ritrovamento del cadavere in uno stato di decomposizione molto avanzato, i carabinieri e la polizia hanno parlato di ferocia inaudita da parte degli assassini. Secondo gli inquirenti, stando perlomeno alle prime ipotesi avanzate sul luogo del delitto, il giovane è stato assassinato da più persone. Ad agire potrebbe essere stato addirittura “il branco”, cioè un gruppo di persone che ha pestato la vittima fino a quando non si è assicurato che non respirava più, che era morto. Del resto nella terrazza della villa in cui è stato rinvenuto il cadavere, la polizia scientifica ha trovato tracce di sangue su di una superficie molto ampia.

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