AGRIGENTO. “Dimettermi dopo questo episodio? Ma non scherziamo, io non fuggo. Domani torno ad Agrigento e dirigerò l’allenamento dei miei giocatori”. Vincenzo Feola mette subito le cose in chiaro: l’allenatore dell’Akragas resta al suo posto e non si fa intimidire. Le indagini sull’incendio del suo suv sono appena iniziate e probabilmente sarà difficile avere la certezza del dolo anche se tutti gli elementi sembrano far propendere per questa ipotesi. Il tecnico napoletano, però, non ha dubbi. “Qualche settimana fa va a fuoco il furgone della società, adesso la mia macchina. Mi sembra difficile che ci siano tutti questi corti circuiti, pensare a una coincidenza è davvero difficile”.
Il tecnico dell’Akragas, però, non riesce a spiegarsi il motivo di questo gesto. “Per me è una cosa assurda, inspiegabile. Da quando sono ad Agrigento ho solo ricevuto incoraggiamenti e sostegno. Lavoriamo e giochiamo tranquillamente, la gente mi ferma per strada e mi stringe la mano o mi fa i complimenti. Con gli agrigentini ho un ottimo rapporto, adesso non mi so spiegare davvero cosa possa essere successo e perché”. Prima il pulmino e adesso l’autovettura di Vincenzo Feola, l’uomo che – a parte i mugugni per i due punti sprecati domenica scorsa contro l’Agropoli – è stato sempre incitato dal pubblico agrigentino. L’episodio arriva a distanza di poco più di un mese dall’incendio del pulmino usato per trasportare materiale sportivo nonchè gli stessi giocatori negli spostamenti in città. Il tecnico campano non si nasconde e mette i due episodi in relazione fra loro. Inevitabile anche ipotizzare che possa essere un gesto contro la società più che contro Feola. Ma chi e perché?.
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