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Porto Empedocle, indagine su Messina: «no» al sequestro dei beni

PORTO EMPEDOCLE. Sequestro rigettato: il tribunale di Agrigento non accoglie la richiesta della Dda e non appone i sigilli ai beni ritenuti riconducibili al boss Gerlandino Messina, 41 anni, catturato il 23 ottobre del 2010 a Favara dopo undici anni di latitanza.

Il provvedimento, i cui dettagli non sono ancora noti, è stato emesso dalla seconda sezione misure di prevenzione. Proprio in questi giorni Gerlandino Messina rischia un nuovo rinvio a giudizio nell’ambito di un’inchiesta che ha coinvolto anche la sorella Anna, 36 anni, finita agli arresti domiciliari lo scorso 6 febbraio con l’accusa di avere fatto da “segretaria” al fratello durante gli anni della latitanza. I pm Rita Fulantelli ed Emanuele Ravaglioli hanno chiesto il loro rinvio a giudizio e l’udienza preliminare davanti al gup di Palermo Riccardo Ricciardi è già iniziata.

Il boss Gerlandino Messina, che per pochi mesi divenne capo di Cosa Nostra provinciale, è accusato di associazione mafiosa per un periodo molto ampio che va dal 1999 (data dell’ultima condanna) al 23 ottobre del 2010, giorno in cui le teste di cuoio dei carabinieri posero fine alla sua latitanza in una palazzina di via Stati Uniti, a Favara. Per la prima volta gli viene contestato anche il ruolo di capo provincia per un periodo di appena quattro mesi compreso fra il 25 giugno del 2010 (giorno dell’arresto di Giuseppe Falsone) alla sua cattura.

 

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