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Lettera del Papa a Lampedusa: «Le stragi dei migranti continuano»

Il Santo Padre: «Auspico che le istituzioni competenti, specialmente a livello europeo, siano piu coraggiose e generose»

AGRIGENTO. Il Papa a Lampedusa per stare insieme agli ultimi del mondo che arrivano a bordo di carrette sgangherate e con le stive stracolme di carichi umani. Era l’8 luglio dello scorso anno, il successore di Pietro scese la scaletta dell’aereo e commosse il mondo per la tenerezza usata per denunciare al mondo l’indifferenza con cui si contano i morti delle traversate. Un anno dopo Bergoglio tornerebbe nelle Pelagie. Lo dice lui stesso. Tornerebbe perchè da allora non è cambiato nulla. «A distanza di un anno - scrive il Pontefice in una lettera indirizzata al vescovo di Agrigento - il problema dell’immigrazione si sta aggravando e altre tragedie si sono purtroppo susseguite ad un ritmo incalzante». «Il nostro cuore - aggiunge il Santo Padre - fa fatica ad accettare la morte di questi nostri fratelli e sorelle, che affrontano viaggi estenuanti per fuggire da drammi, povertà, guerre, conflitti, spesso legati a politiche internazionali». Un anno fa il Papa prese il largo a bordo di una nave della Guardia Costiera, e raggiunto a quel «cimitero liquido» che è il Canale di Sicilia lanciò in mare una corona di fiori per i tanti martiri dell’indifferenza. Bergoglio tornerebbe sui suoi passi, per scuotere ancora le coscienze. Ma non può preso com’è dalle mille emergenze della Chiesa Universale. «Mi reco spiritualmente al largo del mare Mediterraneo - scrive Papa Francesco nella lettera - per piangere con quanti sono nel dolore e per gettare i fiori della preghiera di suffragio per le donne, gli uomini e i bambini che sono vittime di un dramma che sembra senza fine. Esso richiede di essere affrontato non con la logica dell’indifferenza, ma con la logica dell'ospitalità e della condivisione al fine di tutelare e promuovere la dignità e la centralità di ogni essere umano».
«Incoraggio le comunità cristiane e ogni persona di buona volontà a continuare a chinarsi - scrive ancora Papa Francesco nella lettera - su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione. Al tempo stesso, auspico che le Istituzioni competenti, specialmente a livello europeo, siano più coraggiose e generose nel soccorso ai profughi».
La lettera del Pontefice è stata letta dal vescovo di Agrigento, mons. Franco Montenegro, ieri sera alle 21 nella piazza Garibaldi di Lampedusa. Il Papa a più riprese ha sottolineato l’importanza di quell’evento: «L'anniversario della mia visita all'Isola di Lampedusa evoca nel mio animo sentimenti di riconoscenza al Signore per avermi dato la possibilità di recarmi in quel lembo di terra siciliana a pregare per le troppe vittime dei naufragi; a compiere un gesto di vicinanza agli immigrati in cerca di una vita migliore e risvegliare l'attenzione nei confronti dei loro drammi; a esprimere gratitudine agli abitanti di Lampedusa e di Linosa impegnati in un'encomiabile opera di solidarietà, sostenuti da associazioni, volontari e forze di sicurezza».
Stamattina per ricordare la visita del Papa a Lampedusa verrà celebrata alle 10.55, nella Chiesa parrocchiale S. Gerlando, una S. Messa trasmessa in diretta su Rai1. Presiederà il rito il card. Antonio Maria Veglió, Presidente del Pontificio Consiglio per i migranti della Santa Sede. Di immigrazione si parlerà venerdì, alle 16, nell'atrio della Provincia di Agrigento. La Cgil ha, infatti, organizzato un incontro dal tema «Sicuramente accoglienza». Sono previsti, fra gli altri, gli interventi del ministro Angelino Alfano, dell'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro e del prefetto Nicola Diomede.

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